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“In questa mostra c’è la vita di quei bambini che in Italia vivono in un ICAM (istituti a carcerazione attenuata per madri, introdotti con la Legge 62 del 21 apile 2011) con le loro madri, o nelle sezioni nido delle carceri tradizionali, (Legge 354 del 26 luglio 1975) che consente alle detenute di portare i propri figli con sé in carcere, per cercare di tutelare il rapporto genitoriale e insieme espiare la pena inflitta per il reato commesso”.
Racconta “Senza colpe” Anna Catalano, fotografa documentarista autrice della mostra fotografica sui bambini figli di detenute in carcere, esposta al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Vanvitelli fino al 15 giugno.
Senza colpe non è soltanto un progetto fotografico ma un viaggio nel vissuto di bambini, minori di dieci anni, figli di donne detenute, costretti a scontare la pena delle loro madri.
Bambini amati intensamente ma ‘prigionieri nell’animo’ perché dopo essere stati costretti o vivere in un contesto dove le madri rappresentano il loro unico punto di riferimento, si trovano a doversene separare per riacquistare la libertà, paradossalmente subendo cosí il trauma dell’abbandono.
Le immagini vogliono far riflettere sull’importanza di considerare il benessere dei bambini e delle loro madri detenute e sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema ancora troppo poco discusso.
Esporre la mostra in Ateneo, presso il Palazzo Melzi del Dipartimento di Giurisprudenza, rafforza concretamente il senso di appartenenza dell’Università ad una “Comunità educante”.
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Tra gli ospiti della giornata,
oltre l’autrice che ha inaugurato la mostra, Paolo Siani, curatore del volume “Senza colpe. Bambini in carcere”, Ettore Acerra, Direttore Generale ufficio scolastico regionale della Campania, Monsignor Pietro Lagnese, Arcivescovo di Capua e Vescovo di Caserta, Gemma Tuccillo,
Magistrato di Cassazione, Rita Romano, direttrice ICAM di Lauro