Рет қаралды 148
Il manuale Cencelli, liste con due posti in giunta e liste come Teramo Vive di cui non si conosce il futuro, Alessandro Manzoni e il suo pavido Don Abbondio, accuse di vigliaccheria e accuse di scelte sbagliate nel rimpasto di giunta perché dettate da altri, padrini e padroni, partiti e fazioni, l'estromissione di Di Bonaventura e De Sanctis, le rivendicazioni sul lavoro non fatto negli ultimi sei anni e su quello non fatto negli ultimi 12. Il primo consiglio comunale dopo sessanta giorni, il primo dopo il rimpasto con i nuovi assessori e i nuovi consiglieri in surroga, porta con sé le inevitabili accuse da parte dell'opposizione e la discolpa del primo cittadino che alla lista dei propri omissis punta il dito su quelli altrui.
«Intervento imbarazzante», lo definisce Alessio D'Egidio, capogruppo del gruppo misto (che conta oggi anche i vecchi membri di Insieme Possiamo Andrea Core e Sara Falini); parla di «vergogna» Mario Cozzi, che dice al sindaco «La ricorderò sempre e solo come Gianguido D'Alberto e mai come il mio sindaco», chiedendo poi al primo cittadino di avere il coraggio di dire perché ha estromesso i due ex assessori; si parla della finta delocalizzazione della centrale elettrica della Cona con Berardo Rabbuffo; si parla delle magliette portate in consiglio comunale da un vecchio D'Alberto in opposizione contro la giunta Brucchi, con Maria Cristina Marroni.
È l'occasione poi per salutare il re-ingresso di Martina Maranella e il nuovo ingresso di Lorenza Contrisciani di Bella Teramo, in sostituzione di Miriam Tullii, e Valeria Di Giandomenico di In comune per Te, in sostituzione di Graziella Cordone.
«Questa giunta suona lo stesso valzer da troppo tempo», dichiara D'Egidio, ma chissà se dal valzer alla marcia funebre il passo è così breve e, soprattutto, se l'altra orchestra è pronta?