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In principio il suo era un categorico rifiuto della testimonianza, per non riportare alla mente quei terribili ricordi che i suoi occhi di bambino avevano dovuto vedere. Ma Sami Modiano, scampato all’Olocausto, ha poi compreso le ragioni per cui è sopravvissuto: tenere in vita una storia che non va dimenticata. Nato a Rodi, italiano di origine ebraica, viene espulso dalla scuola quando frequentava la terza media a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste. “Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo”. La deportazione nel campo di Auschwitz, e la morte a segnare quei giorni senza fine. Di lì a poco perde la sorella Lucia e il padre Giacobbe le cui ultime parole furono per suo figlio: “Tieni duro Sami, tu ce la devi fare”. E Sami alla fine ce l’ha fatta portandosi però dietro la colpa di essere un sopravvissuto, un privilegiato. Di 2500 della comunità ebraica di Rodi, solamente in 151 tornarono alla fine della guerra. Una vita difficile, segnata da un ricordo indelebile che ha trovato però comprensione nella moglie Selma, alla quale è legato da 60 anni. Oggi Sami accompagna i ragazzi delle scuole italiane nei “viaggi della memoria”, spiegando in prima persona ciò che avveniva all’interno dei campi di sterminio e affidando il suo ricordo ai giovani attraverso il libro “Per questo ho vissuto”, spiegando cosa vuol dire ricominciare a vivere dopo essere scampato agli orrori perpetrati dall’uomo.