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VIII Sezione Penale del Tribunale di Roma * Processo depistaggi nel caso Stefano Cucchi * PRESIDENTE Dr. Roberto Nespeca * Udienze del 17 e 23
Dicembre 2021 * REQUISITORIA Dr. Giovanni Musarò ******
“Un intero Paese è stato preso in giro per anni” in una attività di depistaggio che è stata “ostinata, a tratti ossessiva”. Queste le dure parole utilizzate dal pm Musarò, nella requisitoria con cui ha chiesto condanne per un totale di 35 anni, 7 dei quali proprio a carico del generale Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma. I depistaggi, secondo l’impianto accusatorio, partirono da Casarsa e a cascata furono messi in atto dagli altri secondo i vari ruoli di competenza.
Per i pm sei degli otto carabinieri imputati “avrebbero attestato il falso in una annotazione di servizio,
datata 26 ottobre 2009, relativamente alle condizioni di salute di Cucchi”, arrestato dai carabinieri della stazione Appia e portato nelle celle di sicurezza di Tor Sapienza, tra il 15 e il 16 ottobre del 2009. Un falso, per il pm, che fu confezionato con “l’aggravante di volere procurare l’impunità dei carabinieri
della stazione Appia responsabili di avere cagionato a Cucchi le lesioni che nei giorni successivi gli determinarono il decesso”. In una seconda nota si attestava poi falsamente che “Cucchi riferiva di essere dolorante per il freddo e la magrezza”, anzichè per il pestaggio subito.
La condanna minore, un anno e un mese, riguarda infine il carabiniere Colombo Labriola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza. Musarò ha detto in aula che “è l’unico che ha detto tutto, che non si è sottratto alle domande, che non ha scaricato la responsabilità sugli altri: ha accusato tutti gli ufficiali”.