Stornelli toscani: Federigo Bobini detto "Gnicche"

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La leggenda di Gnicche iniziò ad aleggiare dopo la sua morte per tutta la Valdichiana e l'Aretino. Numerosi poeti e cantori locali ne hanno narrato le gesta, spesso adattandole a quella voce che lo voleva quale un eroe difensore dei deboli, che, un po' come Robin Hood, "rubava ai ricchi per dare ai poveri".
Oggi ascoltiamo la storia del bandito Gnicche dalla voce di Sergio Perla.(il filmato potrebbe richiedere qualche minuto per essere caricato durata 15 minuti)
Questa la sua vita:
Nato da una famiglia umile ma onesta, Federigo Bobini ebbe fin dall'adolescenza un carattere assai difficile. Ciò fu del resto caratteristica anche dei fratelli, in particolare Giovanni, condannato a 8 anni di carcere per omicidio, e Donato, che lavorava come "protettore" in un bordello di Arezzo. Lavorava saltuariamente come imbianchino e muratore, ma Bobini era assai più propenso ai soldi facili e alla violenza.
Gnicche (nomignolo attribuitogli dagli abitanti di Santa Croce, la zona di Arezzo in cui risiedeva) era noto ai carabinieri quando aveva solo 19 anni: a quell'età il futuro bandito aveva già organizzato una piccola banda di balordi suoi coetanei.
Il primo evento degno di nota di Gnicche fu un furto di denaro commesso nel 1864 ai danni del padre Sebastiano. Arrestato dalle forze dell'ordine, ricevette una breve condanna per furto. Uscito di prigione, abbandonò definitivamente il lavoro e si dedicò completamente al furto e alla rapina. Amante delle osterie e delle bettole e col vizio del gioco, si recava sovente a casa di nobili da "spennare" a carte.
Si dice che fosse assai galante con le donne e che molte fossero le sue amanti. La leggenda vuole che fosse anche una sorta di difensore dei poveri, ai quali donava parte dei proventi delle rapine commesse ai danni dei benestanti. Non è chiaro se ciò corrisponda a verità o se fu un pretesto dello stesso Gnicche allo scopo di giustificare delle sue efferatezze. Quel che è certo è che si trattava di un bandito assai pericoloso, che spesso non risparmiava neppure i poveri contadini che incrociavano la sua strada.
Un'altra sua passione era il ballo e, in proposito, si racconta un curioso aneddoto. Una volta era stata allestita una balera nei giardini del Prato ad Arezzo e Gnicche non si lasciò scappare l'occasione di ballare. Essendo però ricercato dai carabinieri, decise di camuffarsi: incrociata una donna in un vicolo nelle vicinanze, le si presentò, ordinandole di consegnargli i vestiti. La signora, terrorizzata, si spogliò, porse gli abiti al bandito e si diede alla fuga con indosso la sola biancheria. Gnicche, dal canto suo, poté recarsi alla balera e danzare per l'intera serata vestito da donna.
Nella notte del 6 novembre 1869 commise il primo omicidio. Gnicche si era recato dalla fidanzata Francesca Borghesi, in località Santa Firmina (a pochi chilometri da Arezzo), quando i carabinieri, che lo avevano intercettato e seguito, circondarono la casa. Alla vista delle forze dell'ordine, Gnicche salì sul tetto e, imbracciata la doppietta (che portava sempre con sé, unitamente a una rivoltella), sparò contro di essi, colpendo mortalmente il carabiniere Luigi Gnudi, di appena 24 anni.
Ormai il bandito si era fatto prendere la mano, divenendo estremamente violento e prepotente. Il 17 agosto 1870 per un banale diverbio con un passante in località Ponte alla Chiassa, Gnicche sparò al malcapitato, che rimase gravemente ferito al volto e alla schiena.
I carabinieri continuarono nelle loro ricerche, finché la notte del 3 ottobre 1870 lo scovarono mentre dormiva in una capanna nelle campagne presso Arezzo. : la notte del 17 dicembre evase dal carcere di Arezzo
Presto pero' venne scovato e dopo una furiosa colluttazione i carabinieri riuscirono ad ammanettarlo, avviandosi verso la caserma del vicino centro di Badia al Pino. Durante il tragitto tuttavia Gnicche riuscì a divincolarsi, tentando una disperata fuga: fu allora che uno dei carabinieri imbracciò la carabina, fece fuoco e colpì all'altezza dei reni il brigante. La ferita fu letale e Gnicche, ventiseienne, trasportato alla caserma dei carabinieri, vi giunse già morto.

Пікірлер: 12
@user-rv5bc9lm7x
@user-rv5bc9lm7x 6 ай бұрын
Bravissimo
@Cascio88Arezzo
@Cascio88Arezzo 2 жыл бұрын
Grandi! Un saluto ala mi città!! AREZZO!!
@antoniomartini2249
@antoniomartini2249 10 жыл бұрын
Bella!
@CdPJohnBoy
@CdPJohnBoy 3 жыл бұрын
È fantastico come racconta/canta! Semplicemente fantastico!
@lorenzobianchi6662
@lorenzobianchi6662 9 жыл бұрын
BELLISSIMA
@giovannidepadova1257
@giovannidepadova1257 2 жыл бұрын
Città di Castello, Morra, mio zio la cantava: "Gnicche senza danar come l'è brutta... pare una bestia, non par più 'n crishschiano
@vittorioRomiti
@vittorioRomiti 4 ай бұрын
15:51
@Shone1899
@Shone1899 11 жыл бұрын
Benigni n'gnalacia manco le scarpe !!!
@donchrisby7434
@donchrisby7434 3 жыл бұрын
2:45
@amilcarepersichetti8945
@amilcarepersichetti8945 Жыл бұрын
Appena fatta l'Italia di briganti ce n'erano pochi, non come adesso!
@brunobassi2440
@brunobassi2440 2 жыл бұрын
2:42 Andiede lo diceva anche la mia bisnonna in Versilia
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