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Un discorso ampio, intenso, pronunciato in forma di meditazione. È il modo con cui Papa Francesco ha scelto di aprire la 66ª Assemblea generale della Cei: poco più di mezz'ora, con la lettura del testo alternata con alcune sottolineature a braccio. Come quella iniziale, legata al testo del Vangelo: "A me ha sempre colpito - ha rivelato il Papa ai vescovi riuniti nell'Aula del Sinodo - come finisce il dialogo tra Gesù e Pietro: 'Seguimi!'. Pietro è passato per tanti stati d'animo, per la vergogna di averlo rinnegato. C'era un po' di imbarazzo, non sapeva come rispondere. Poi la pace, ma poi Pietro è stato tentato un'altra volta: la tentazione della curiosità. 'Cosa succederà?'. 'A te non importa, seguimi!', la risposta di Gesù". "Vorrei andarmene con questo messaggio: seguimi!", ha commentato il Papa con il sorriso: "'Seguimi!'". Poi ha iniziato il suo discorso da dove si era interrotto, incontrando un anno fa i vescovi nella basilica di San Pietro: "Ho vissuto questo anno cercando di pormi al passo di ciascuno di voi". "A voi guarda il popolo fedele", ha detto il Papa. Poi una citazione, ancora una volta a braccio, di stampo cinematografico, tratta da una celeberrima pellicola di De Sica: "Mi ricordo un film, 'I bambini ci guardano', era bello quello".
Tre i "tratti comuni" che "contribuiscono a delineare il nostro profilo di pastori", ha detto il Papa in apertura della 66ª Assemblea generale della Cei, articolando il suo discorso in tre parti. Il primo tratto è l'essere "pastori di una Chiesa che è comunità del Risorto": "Chiediamoci chi è Gesù per me, come ha segnato la mia storia, che dice di Lui la mia vita", ha detto il Papa invitando i vescovi alla "custodia", alla "preghiera assidua", perché "le tentazioni che cercano di oscurare il senso di Dio sono legioni". Tra queste, il Papa ha citato "la tiepidezza che scade nella mediocrità, la ricerca del quieto vivere che schiva il sacrificio", l'accidia di chi considera "tutto un peso", la presunzione di chi pretende di "far conto solo sulle sue forze", contando "sull'abbondanza delle strutture" e sulle "strategie che sa mettere in campo". "Se ci allontaniamo da Cristo, se l'incontro con Lui perde la sua freschezza, andiamo incontro alla sterilità delle nostre persone e delle nostre iniziative", ha ammonito il Papa, secondo il quale "i piani pastorali servono, ma la nostra fiducia è riposta altrove". Di qui l'invito a tenere "fisso lo sguardo su Gesù, che è il centro del tempo e della storia: è Lui ciò che di più prezioso abbiamo da offrire alla gente, pena il lasciarla in balia della sofferenza se non della disperazione".
Fonte: AgenSir