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Argomento del Canto
Ancora nell'Antenòra, dove sono puniti i traditori della patria. Il conte Ugolino racconta la propria morte; invettiva contro Pisa.
Il peccatore apostrofato da Dante alla fine del Canto precedente, intento ad addentare bestialmente il cranio del compagno di pena, solleva la bocca da quell'orribile pasto e la forbisce coi capelli dell'altro. Egli dichiara a Dante che la sua richiesta di spiegargli le ragioni di tanto odio rinnova in lui al solo pensiero un disperato dolore, già prima di parlarne; tuttavia, se le sue parole dovranno infamare il nome dell'altro traditore, egli parlerà e piangerà al tempo stesso. Dopo aver osservato che Dante gli sembra fiorentino dall'accento, si presenta come il conte Ugolino della Gherardesca e dichiara che il suo compagno è l'arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini. Non c'è bisogno che racconti come Ruggieri lo avesse raggirato e attirato in una trappola facendolo catturare, poiché la cosa è nota a tutti; ma ciò che Dante non può sapere, ovvero quanto crudele sia stata la sua morte, sarà oggetto del suo racconto e il poeta valuterà se il suo odio è giustificato.