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Avrebbe potuto essere una domenica come tante altre invece ho deciso di renderla unica, indimenticabile, memorabile oserei dire: così dopo essere andato a letto alle 3 (causa anche del cambio dell’ora) mi sono svegliato alle 5, treno alle 5.50 ed ero pronto a camminare alla 6 e mezza.
Luogo di partenza Lecco (così col treno ho inquinato pure meno) e direzione Grignetta: mi aspettavano 2000 metri di dislivello in una botta sole, avrei potuto spaventarmi ma questa sfida così impegnativa invece mi ha stimolato parecchio e così passo dopo passo, metro dopo metro ho guadagnato tutti quei famosi 2000 metri di dislivello. Nel mezzo svariati camosci, nessuna fontanella funzionante, l'alternarsi di caldo e freddo improvviso (era il 26 marzo mi sarei potuto aspettare un po' di freddo ecco). Arrivato in cima mi sono rifocillato abbondantemente con il mio riso nel sacchetto e giù verso il buco di Grigna, dopo un primo spauracchio per tutta la neve e ghiaccio nel canalino federazione ho preso fiducia nei ramponi e mi sono lanciato giù di corsa: bellissimo, anche perché non c'era praticamente nessuno, nessuno sano di mente si sarebbe avventurato da quelle parti probabilmente.
Un po' di tranquillità e arrivo alla base degli scudi dove decido saggiamente (o forse no) di rimettermi le scarpe da ginnastica per affrontare la parte di "arrampicata" tra virgolette degli scudi, tutto prosegue liscio e anzi incontro un bel branco di camosci che mi emoziona sempre.
Poi però inizia a cadere qualche ficco di neve, beh in effetti le previsioni lo avevano detto ma io avevo eclissato il problema portandomi il guscio e il coprirono: problema (apparentemente) risolto. 1 a 0 per me. Dopo qualche nevaio non previsto che mi ha permesso di fare un pediluvio gelato arrivo sotto il Brioschi e qui inizia a nevicare seriamente ma mi rifugio sotto una tettoietta d'emergenza. 1 pari. Aspetto qualche minuto che passi la nevicata e mi rimetto in marcia ma il mio fisico e la mia mente chiedono una pausa, ma non posso. Stringo i denti e arrivo anche in cima al Grignone: "dai che ora è tutta in discesa!" penso felice. Mi scaldo un attimo in rifugio e nel frattempo ha ripreso a fioccare abbondantemente e questa volta no sembra intenzionato a smettere a breve. E' arrivato il momento di affrontare la decisione più dura di tutta la giornata, devo andare Mandello ma non so da che parte scendere: Biancaforma o altro? Ero partito con l'idea di fare la Biancaforma ma un terzetto di escursionisti mi ha giustamente sconsigliato di farla e mi ha invitato a scendere con loro dalla Ganda, accetto subito, mai scelta fu più saggia. La neve che cadeva incessantemente stava coprendo ogni traccia, la visibilità era ridotta a una decina di metri e meno male che i mie nuovi compagni erano saliti da quella parte e si ricordavano da dove dovevamo passare, altrimenti avrei perso un sacco di tempo a cercare invano al strada di ritorno a casa. Non smetterò mai di ringraziarli per avermi accompagnato sano e salvo alla bocchetta di Prada. Qui ha pure smesso di nevicare e si è aperta una vista incredibile su alberi e montagne circostanti davvero impressionante. Dalla bocchetta sono rimasto da solo e ha così inizio una lunga e monotona discesa verso Mandello, monotona non eprom il paesaggio ma per lo stato catatonico in cui versavo: il cervello chiedeva del riposo, ma non era ancora giunto il momento: bisognava resistere, mancava l'ultima fatica. Proseguo verso valle con un unico obbiettivo arrivare il più presto in stazione per prendere il primo treno possibile che non so a che ora sia perché non prende il telefono, nel dubbio inizio a correre. Quando scopro l'orario del treno capisco effettivamente che se lo voglio prendere devo correre a perdifiato e così faccio. Arrivato a Mandello vedo il mio treno passarmi davanti: è in anticipo, impreco, corro e lo prendo al volo, che poi volo mica tanto perché è rimasto fermo in stazioni 5 buoni minuti, partendo così in ritardo. Quale miglior epilogo per una giornata così stupenda?