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Arriva elegantissima, col suo sari fucsia scintillante, e il terzo occhio grandissimo, tra gli unici occhi che noi vediamo, Vandana Shiva, ma sprigiona un’energia e una forza che si direbbero virili, facendola arrabbiare, perché la lingua è figlia di cultura e pregiudizi antichi, mentre la fermezza, la caparbietà e il coraggio di questa donna sono tipicamente femminili. Sono le donne a portare avanti la vita, la tradizione, la cura, dell’uomo e della terra. Vandana è indiana, ed è l’ambientalista più nota al mpondo. Attivista dunque anche politica, perché la sua visione del mondo contrasta con la globalizzazione di un sistema capitalistico sempre più disumano e violento, verso la natura e i suoi figli. Vandana non ricalca stereotipi usati su questo paese continente che presenta sì sacche di povertà impensate, ma è innanzitutto tra i primi paesi più tecnologicamente avanzati. Vandana viene da una famiglia benestante, progressista, perfino rivoluzionaria, per quel tempo, ha studiato in prestigiose università occidentali, ha tre lauree. Direttore del Centro per la Scienza, la Tecnologia e la Politica delle risorse ambientali di Dehradur, la sua città natale, è la teorica dell’ecologia sociale, ed è appena partita dall’Italia dove ha partecipato al terzo e nuovo incontro mondiale dei Movimenti Popolari, sul tema terra, casa, lavoro: l’ospite d’onore era papa Francesco, che non cela le sue simpatie verso questi alfieri della gente più umile, che aiuta a liberarsi dalle ideologie e cooperare insieme per il bene comune.