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Mono somministrazione orale giornaliera e duplice terapia al posto della tradizionale triplice, sono questi oggi i due grandi rivoluzionari pilastri nel trattamento del paziente con infezione da HIV, in grado quindi di impedire la replicazione virale mantenendo un alto profilo di efficacia, sicurezza e tollerabilità. Un cambiamento epocale rispetto anche solo a pochi anni fa quando la triplice terapia sembrava il gold standard per tenere sotto controllo il virus. Una rivoluzione legata a molecole più potenti e ad alta barriera genetica, in grado quindi di impedire al virus di sviluppare resistenze cambiando il suo profilo genetico, e capaci così di indurre e mantenere nel tempo la soppressione virale.
Il farmaco chiave di questa svolta è sicuramente dolutegravir, un antivirale della classe degli inibitori dell’integrasi che, utilizzato in combinazione con molecole quali lamivudina o rilpivirina riesce a mantenere la carica virale a livelli molto bassi.
E per arricchire il ventaglio di opzioni terapeutiche per i pazienti con virus HIV è in sperimentazione un nuovo inibitore dell’integrasi, cabotegravir, farmaco iniettivo ad emivita prolungata che, in abbinamento con un altro farmaco long acting, potrà essere somministrato ogni due mesi, migliorando quindi ulteriormente aderenza e qualità di via dei pazienti.
L’arrivo di antivirali così potenti sta rivoluzionando non solo i paradigmi terapeutici dei pazienti ma anche le linee guida HIV-AIDS e la SIMIT la società italiana di malattie infettive è impegnata per far sì che ogni evidenza emersa dai numerosi studi scientifici diventi parte integrante delle prossime linee guida.
E per conoscere meglio i farmaci che hanno cambiato e cambieranno i paradigmi terapeutici dei pazienti con HIV nel corso del XVII Congresso SIMIT abbiamo intervistato:
Giovanni Di Perri, Università degli Studi di Torino
Giuliano Rizzardini, ASST Fatebenefratelli Sacco, Milano
Massimo Galli, Presidente SIMIT