Ciao Mina, certo. Ho fatto diversi video al riguardo, come ad esempio: - Psicosi. Bloccare le soluzioni della famiglia - kzbin.info/www/bejne/ZmPVknubZtN7rrMfeature=shared - Risolvere le psicosi con la terapia strategica familiare - kzbin.info/www/bejne/j6XQYnVoqLqMm68feature=shared - Posso guarire dalla schizofrenia? - kzbin.info/www/bejne/e4i1cnyenrqki5ofeature=shared - Caso clinico: la sorellina psicotica - kzbin.info/www/bejne/Y5Cro3moZ7Wge7sfeature=shared

Dipende, a volte posso suggerire di scrivere, ma ovviamente dipende da situazione a situazione e non posso dare un suggerimento senza conoscere bene la persona e la sua problematica.

Ciao Luigi, grazie per la tua condivisione, che ci ricorda che ogni persona è unica e ogni tecnica o terapia va calzata alle sue caratteristiche ed esigenze.

Grazie a lei Dottore.

Grazie Marina

Grazie a te, Marina

Grazie della tua condivisione, Chiara

Grazie della condivisione, Magda. Mi spiace che non sia stata l'esperienza che cercavi

Grazie del commento, Sofia. Generalmente uno psicologo può valutare che la persona non abbia un completo ricordo dell'evento e decidere di usare comunicazione questa tecnica: rimane infatti comunque di aiuto e può far emergere contenuti rilevanti. Se invece ritiene che ci sia un trauma di cui la persona non è consapevole il lavoro da fare è molto più delicato e complesso. Naturalmente, come sempre, tutto questo va fatto sotto la guida di uno psicologo esperto.

Buongiorno Luigi, grazie per la condivisione. Come immagini non posso darti una risposta calzata sulla tua esperienza, non conoscendola né conoscendo te. Posso dire, in termini generali, che il costrutto di tentata soluzione disfunzionale si rifà a quelle osservazioni di risposte ai problemi che mantengono in vita il problema stesso. Secondo questo costrutto si osserva che i problemi sono mantenuti in essere da ciò che si sta facendo in loro risposta (nello specifico per affrontarli, ad esempio per averne sollievo o venirne a capo) e non da ciò che li ha prodotti. Un po' come dire che una partita di calcio è cominciata con il fischio dell'arbitro, ma viene mantenuta dal fatto che i giocatori calciano la palla si r giù per il campo.

@@FlavioCannistra Grazie Dottore, intanto ne approfitto per farle i miei complimenti visto che seguo sempre i suoi video. Quindi fondamentalmente il mio sbaglio è CONTINUARE a concentrarmi sulle CAUSE, ipoteticamente anzi per come si struttura la breve strategica, una volta eliminate le tentate soluzioni dovrebbe migliorare o sparire la condizione, è corretto? Faccio un esempio, se ho l'ansia come tentata soluzione evito, se smetto di evitare dovrei non avere più l'ansia. Ma io evito perché ho l'ansia non il contrario, prima non evitavo le cose, ho iniziato a evitarle in virtù di questo. Questo è il mio cruccio Dottore. Grazie

@@luigipagotto5681 grazie per i complimenti, Luigi. Come ti dicevo nell'altro messaggio non posso darti indicazioni calzate sulle tue esperienze, perché non le conosco. Puoi parlarne col tuo terapeuta, così che possa darti la migliore risposta per te :)

Grazie della condivisione, Sary

Grazie della condivisione, Sandra. Non posso parlare del tuo caso, perché non lo conosco e non sarebbe deontologicamente corretto. In generale se una terapia non dà risultati suggerisco ai terapeuti (e alle persone) di parlarne in seduta. Molti studi mostrano che la maggior parte delle terapie si risolve entro 20 sedute. Naturalmente ce ne sono molte che richiedono invece più incontri e più tempo.

@@FlavioCannistra 20 sedute mi sembra pochino...

@@Sandra-k6x ​@Sandra-k6x Capisco che può sembrare poco. Probabilmente l'idea che debba durare di più è legata anche al fatto che quando pensiamo alla psicoterapia abbiamo in mente i modelli più classici (come la psicoanalisi tradizionale), che normalmente erano piuttosto lunghi. Oggi abbiamo però numerosi tipi di psicoterapie e molte più conoscenze. Sappiamo, ad esempio, che mediamente al 50% delle persone occorrono 15-20 sedute (v. www.apa.org/ptsd-guideline/patients-and-families/length-treatment). Naturalmente c'è chi può aver bisogno di altre sedute. Inoltre una differenza cruciale la fa anche il tipo di terapia. Ad esempio, le Terapie Brevi mediamente si collocano sotto le 10 sedute. Anche in questo caso, comunque, c'è chi avrà bisogno di più sedute. Personalmente penso che una buona metrica sia il tasso di miglioramento: se per lunghi periodi non si vedono miglioramenti significativi, o se questi sono altalenanti (cioè miglioramenti e peggioramenti si susseguono) è importante ragionarci con il terapeuta per essere sicuri che la terapia che si sta facendo aiuti effettivamente la persona nei modi in cui lei se lo aspetta

@@FlavioCannistra devo essere proprio impedita allora! Conto almeno 800 sedute nella mia vita ma la distimja è sempre qui. Non so spiegarmelo

@@Sandra-k6x Ciao Sandra, non si tratta di essere impediti! Non la direi mai così, perché la terapia non riducibile a una questione di abilità e competenze del cliente. Non posso parlare di te e del tuo percorso, perché non conosco né l'una né l'altra. Posso suggerire, in linea del tutto generica, che se una terapia non dà risultati per lungo tempo è bene parlarne con il terapeuta per vedere se c'è qualcosa da cambiare. Si può persino riflettere se sia opportuno cambiare metodo, approccio o terapeuta stesso. Naturalmente dipende da situazione a situazione

Grazie della tua condivisione, Davide

Grazie come sempre, Maria

Ma nessuna azienda di sneakers ha sponsorizzato questo video 😂

Condivido! Ed è un buon feedback da dare al terapeuta

Grazie Domiziano per questo feedback. Da dove hai ascoltato il video? Io dal PC lo sento abbastanza alto, ma mi chiedo se da uno smartphone non sia abbastanza

@@FlavioCannistra da cellulare, di norma in un ambiente rumoroso riesco ad alzare il volume, ad ogni modo grazie per i contenuti, fate un lavoro molto delicato e vi ringrazio per divulgare aspetti importanti.

@@domizianobarbero4546 grazie a te di nuovo per i feedback. Con questo microfono dovrei poter alzare il volume di ricezione: ci farò attenzione la prossima volta :)

Grazie Maria :)

Grazie Maria❤

Grazie come sempre per i tuoi bei feedback, Maria❤

Vero. E' importante ricordare che ci si basa sui casi che Erickson ha raccontato. Ovviamente non c'era, nelle sue intenzioni, quella di fare una statistica dei suoi successi

Grazie mille, Libero

Ciao Edonis, è un'ottima domanda che necessita però una risposta complessa. Ti invito a leggere questo articolo che ho scritto alcuni anni fa dove do una spiegazione più articolata ma semplice e comprensibile: www.lostudiodellopsicologo.it/psicologia/comunicazione-non-verbale-regola-albert-mehrabian/

Grazie per il complimento e per il commento, Skyjuke

Grazie Katia per il genuino interesse e preoccupazione, e anche per i consigli che mi dai. Mi fa piacere avere molte visualizzazioni e sono contento se cresceranno. Tuttavia ci sono due cose che non mi fanno preoccupare delle poche views. La prima è che sono video pensati per psicologi, specialmente per quelli interessati alle Terapie Brevi: penso che sia inevitabile che le visualizzazioni siano molto ridotte, trattandosi di una nicchia all'interno di una nicchia. La seconda è che non mi ritengo e non intendo essere un divulgatore professionista, uno youtuber o un influencer. Per questo quando creo un video non sto molto a badare alle logiche per fare in modo che abbiano più visualizzazioni o che circolino il più possibile in rete. Io sono innanzitutto uno psicoterapeuta, il co-Direttore di una scuola di specializzazione (Istituto ICNOS) e di un centro internazionale per la Terapia a Seduta Singola (Italian Center for Single Session Therapy), un cultore di Terapie Brevi. I video, sempre più, sono per me un modo per parlare di qualcosa che innanzitutto interessa a me e che penso che sia interessante e utile per i colleghi e per il campo della psicoterapia. Per questo è importante, per me, farli nei modi e nei tempi che mi piacciono di più, altrimenti perderei facilmente il piacere di farli. Grazie ancora per il tuo interesse, l'ho molto apprezzato.

Grazie della tua testimonianza, Katia

Grazie Cristian, sicuramente adattarsi alle esigenze della persona è importante come pratica, come dimostrato anche dalla ricerca

Ciao Cristian, la tua è una riflessione importante che porta a una domanda apparentemente semplice ("Come si comportano le Terapie Brevi di fronte alle dipendenze digitali?") che, però, richiede una risposta molto complessa. Potrei dirti che una caratteristica è proprio la personalizzazione del trattamento sulle caratteristiche della persona, che di base dovrebbe essere un aspetto dell'agire clinico di qualunque psicoterapeuta che voglia lavorare con efficacia, ma dall'altro è proprio una caratteristica alle basi del lavoro delle Terapie Brevi (vedi il pensiero di Milton Erickson). In linea generale, ricorda che l'uomo trascende la biologia. L'influenza della dopamina è innegabilmente potente, ma non è tutto. L'uomo vive anche e fortemente grazie ai significati, alle narrazioni che dà di se stesso, degli altri, delle relazioni. Lavorare per aiutarlo a creare significati e narrazioni che lo guidino verso ciò che vuole (sentirsi capace di interagire dal vivo con una ragazza, ad esempio) e creare, con lui, situazioni nella vita reale in cui riesca a farlo in un modo semplice e che ritiene adeguato sono due strade che si possono percorrere contemporaneamente con una Terapia Breve. Ho ipersemplificato, spero di averti dato comunque un'idea.

Mi spiace molto, immagino quanto possa essere frustrante. Purtroppo, come per tutte le professioni sanitarie (e più in generale la maggior parte delle professioni), non è possibile garantire il risultato. Non demordere

@@FlavioCannistra fanno fare anni psicoterapia senza concludere tanto

Ciao Jacob, la psicoterapia può aiutarti sicuramente

Giusta osservazione e grazie del commento. Oggi l'uso di esercizi, prescrizioni, compiti a casa o in generale esperienze da fare fuori dalla seduta è piuttosto comune in molte psicoterapie. Tuttavia non in tutte. Dipende da quanto la terapia, e ancora di più il terapeuta, ritenga che sia importante far fare o esperire qualcosa di pratico al di fuori del colloquio fatto con il cliente.

Ho fatto psicanalisi e gli esercizi a casa non ne dava la psicologa

@@FlavioCannistra forse non mi ha dato gli esercizi da fare a casa perché ero adolescente

​@@Luana-t4t La psicoanalisi in effetti è un modello che comunemente non prevede esercizi o compiti a casa

@@FlavioCannistra ho fatto psicoterapia con Ausl ma non mi ha dato da fare esercizi

Ciao Marco, comprendo che dev'essere davvero una situazione difficile e posso immaginare che ricercare un consiglio sia un'azione spontanea da fare. Tuttavia è importante comprendere che, trovandoti di fronte a un problema legato all'ansia, che si presenta in modo continuativo, se affrontarlo da soli non è di aiuto la cosa migliore è rivolgersi a uno psicoterapeuta. Sul mio sito "Lo Studio dello Psicologo", dove faccio divulgazione, do alcuni consigli per la paura di farsela addosso. Li trovi qui: www.lostudiodellopsicologo.it/psicologia/vincere-paura-farsela-addosso/ Puoi vedere se trovi utile quanto scritto lì. Oltre questo, però, non mi sento di fare, perché un suggerimento personalizzato necessita di conoscere per bene la persona e il problema, processo che necessita un incontro con lo psicoterapeuta. Spero comunque di esserti stato di aiuto.

@@FlavioCannistra ok grazie

ma perché parlarne non va bene? ​@@FlavioCannistra

Grazie del commento, Edo. Generalmente non inciterei nessuno a litigare. Al massimo, seguendo alcune indicazioni della letteratura scientifica, potrei suggerire, se devono farlo, di farlo in tempi e luoghi specifici

Ciao Edo, mi pare di aver fatto uno o più video sulle psicosi dove accenno alla cosa. Effettivamente un video specifico sull'argomento che indichi ancora non l'ho fatto. È molto delicato come tema e dovrei spenderci del tempo adeguato. Vediamo 😊

@@FlavioCannistra sono sicuro che sarebbe utile a molti, e inoltre spieghi davvero bene! Attendo volentieri.

Ciao Marco, posso immaginare la difficoltà. Hai preso la funivia altre volte e altre volte ti sarai trovato in situazioni in cui hai tranquillamente atteso perché sei in grado di aspettare prima di andare al bagno, e questo può darti conforto. Purtroppo uno psicologo non può darti suggerimenti tramite un commento su KZbin, non conoscendo la situazione. Ci sono molti colleghi che lavorano online. Puoi trovarne diversi sul nostro sito www.onesession.it o cercarli tra quelli che scrivono articoli sul blog www.istitutoicnos.it

@@FlavioCannistra Con tutto il rispetto, sicuramente sei un bravo terapeuta, ma ho provato a mettermi in quest'ottica e non riesco più. Proverei a ridurre i miei limiti come portarmi diversi pacchetti di fazzoletti in giro, vedere se nelle vicinanze ci sono dei bagni, non mangiare o bere cibi "pericolosi" come coca Cola, ma mi sembra veramente difficile

@@FlavioCannistra A casa dove vivo li vicino vado da una psicologa e ne parlo, vediamo perché non vorrei rinunciare a divertimenti come soprattutto lo stadio.

Ciao Edonis, se intendi il video sulla tecnica della confusione è un argomento piuttosto complesso, o meglio, farlo adeguatamente e nell'ottica di questo canale (che, come ricordo spesso, è di divulgazione per psicologi), non è semplice. Non ho ancora deciso di farlo, ma puoi intanto dare un'occhiata a questa articolo che la menziona: www.istitutoicnos.it/lapproccio-strategico/la-comunicazione-nellapproccio-strategico/

Grazie Bruto :) P.S.: sono uno psicoterapeuta, non uno psicoanalista 😊

Grazie della condivisione, Marco. Molte persone che soffrono di questo problema raccontano di aver iniziato con eventi simili a quello che hai raccontato. Sicuramente prima si interviene, rivolgendosi a uno psicoterapeuta, meglio è

@@FlavioCannistra Nell'ultimo periodo mi viene in mente un' altra causa, ovvero il periodo della mia vita, magari può essere legato alla paura del futuro, sentirsi ancora poco responsabili, ma tutto è partito sicuramente dopo quell' episodio a scuola.

Ciao Ale, grazie per questa condivisione. Penso che la cosa migliore sia rivolgersi a uno psicoterapeuta. I miei video sono divulgativi e, soprattutto, per psicologi, ma in generale i problemi di ordine psicologico è bene affrontarli con un professionista del campo.

Ciao Alessandro, grazie della condivisione. Può capitare, certo, ma questo video, come tutti quelli del mio canale, è solo una veloce divulgazione per psicologi che non prende in esame tanti dettagli che solo una formazione può dare.

Grazie per la condivisione della tua esperienza 🙏

Ciao Giacomo, è un'ottima osservazione e la risposta è... nel vocabolario. Con "rimuginio", in questo caso, faccio riferimento a una condizione patologica e disfunzionale. A volte viene chiamato rimuginio ossessivo, o può prendere forma di dubbio patologico, o ancora di una iperazionalizzazione o iperanalisi. Dipende dal vocabolario di riferimento, a sua volta determinato dall'orientamento teorico a cui si fa riferimento. Comunque sia, potremmo dire: una forma di pensiero più o meno costante e più o meno ansiogeno, rivolto alla propria condizione, c'è probabilmente in qualunque caso in cui questa condizione è presente; tuttavia spesso non raggiunge livelli patologici (ed è in quelli che la Peggiore Fantasia è sconsigliata). Grazie ancora per l'osservazione

Ciao Ale, è una domanda legittima ed è importante che uno studente se la ponga, così come uno psicologo abilitato. Una differenza principale è tra "insegnamento" e "divulgazione", due processi che non sono determinati dal mezzo: entrambi possono avvenire su carta, video, in presenza, con o senza slide, ecc. Se limitassimo l'insegnamento allo "scrivere un libro" e l'apprendimento al "leggere un libro" allora dovremmo impedire a tutti i professionisti che non possono insegnare la propria materia a figure esterne alla professione (come i medici, gli psicologi ecc.) di pubblicare con editori che fanno uscire i propri libri in libreria o su negozi online non controllati. Oltre all'assurdità dell'evenienza sarebbe anche un procedimento drammatico: in qualunque professione, e specialmente nella e con la nostra, l'evoluzione scientifica e culturale è stata data proprio dal fatto che professioni diverse hanno potuto accedere l'una alle conoscenze delle altre. Pensa a Gregory Bateson, antropologo che portò al sorgere della psicologia sistemica, o allo psicologo Daniel Kahneman, premio Nobel per l'economia, senza contare i contributi dalle e alle neuroscienze. Tutte queste persone leggono o vedono contribuiti di professionisti appartenenti ad altre professioni, spesso studiandoli o persino presenziando ad eventi aperti anche a loro. Nessuno di loro, ovviamente, pratica la professione dell'altro - e ci mancherebbe! Per dare anche una risposta di processo, benché non esista una differenza legislativa, l'insegnamento prevede un'organicità di processo (tempi, luoghi e metodologie coordinati tra loro), mirato a uno specifico obiettivo (rendere il discente capace di applicare quanto gli è stato insegnato, possibilmente valutandone tale capacità), che la mera divulgazione non ha. Inoltre l'insegnamento prevede un programma didattico, un piano di studi o perlomeno un obiettivo formativo che sono invece assenti nella divulgazione/informazione. Infine, l'insegnamento dovrebbe prevedere una qualche forma di attestazione o certificazione di competenze che la divulgazione ovviamente non ha. Aggiungo che, nonostante l'evidenza del taglio divulgativo per psicologi dei miei video, io sottolineo continuamente, dentro i video stessi o nei commenti, che questi video non hanno carattere di insegnamento, ma solo di divulgazione e informazione, così da dirimere ogni dubbio.

@@FlavioCannistra grazie della spiegazione! (E del tempo che ha dedicato per formularla)