Grazie per la domanda che offre un ottimo spunto per questo approfondimento. Anche se graficamente quelle “i” sono uguali, in realtà sono due fonemi distinti. Nel caso di “Italia” la penultima “i” è una i effettiva, una vocale, e pertanto si divide in quel modo dalla “a” finale. Nel caso di “Etruria”, la “i” in realtà è la semi-vocale “j”. Se la leggi, senti che è pronunciata in modo più “sfumato”, non è una I piena. Pertanto, non può reggersi da sola in una sillaba e si unisce alla a finale nella sillaba. Per capire la pronuncia, pensa alla differenza di pronuncia tra la “I” iniziale di “Iacopo” e la “i” di “pio”. Senti come la seconda è molto più pronunciata nella prima? Infatti a volte il nome è scritto con la “j”: Jacopo. Se hai altri dubbi, chiedi pure.

Ho sentito dire che in alcune regioni d'Italia si pronuncia la "r" alla francese.

In entrambe nella terzultima sillaba, perchè la i si comporta come semivocale poichè forma dittongo, rendendo di fatto la penultima sillaba breve.

​@@krtsxix6043 ma se forma dittongo non dovrebbe essere lunga? I dittonghi non sono sempre lunghi?

Molto semplice: se non c'è una figura retorica, stai sbagliando tu gli accenti. 😉

la pronuncia arcaica pronuncia litterae

@@riobarz Vuoi dire forse la pronuncia restituta. Si tratta solo di una supposizione, un qualcosa che non è accertato. Al contrario, la pronuncia ecclesiastica è storicamente accertata come utilizzata dai "rustici" già in età classica e sicuramente estesa alla totalità della popolazione, ceti abbienti inclusi, a partire tal tardo impero. Non c'è alcun motivo di utilizzare una roba inventata da tedeschi o altri stranieri con precisi scopi politici.

Ne siamo molto lieti. Sul sito di Omnes Litterae può trovare approfondimenti e risorse di metrica latina avanzate.

Ma sono nella tua stessa situazione 😂😂

Grazie per il commento Sara, felici di esserti stati d’aiuto. Sul sito di Omnes Litterae trovi altre risorse per approfondire. Buona esplorazione!