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Zerocalcare è stato accolto come una star da oltre 300 appassionati che lo hanno ascoltato per oltre un'ora. Poi si sono messi in fila per il firmacopie del suo ultimo libro, “Quando muori resta a me” che parla proprio di un suo viaggio a Seren del Grappa, paese di cui è originaria la sua famiglia.
E alla fine Zerocalcare ha lanciato un messaggio che ha scaldato la platea. “Questo è un mondo che sembra non offrire più un'opzione di salvezza collettiva; la gente per paura di rimanere indietro sgomita e passa davanti e sopra agli altri. Il punto, secondo me, è di cercare di ricordarci che se tu sei riuscito a salvarti passando sopra agli altri, prima o poi qualcun altro più forte passerà sopra a te. Allora non conviene essere cattivi, perché l'unica cosa che ti garantisce de pote' sta' bene e se stanno bene anche le persone accanto a te.”
Silvio De Boni, insomma, non poteva scegliere dunque personaggio migliore per festeggiare i dieci anni della sua libreria Quattro Sass di Rasai. E accanto al fumettista romano, al secolo Michele Rech, ha voluto Fabio Vettori che, con le sue formiche, dieci anni fa inaugurò la stessa libreria. Divertente e molto applaudito il botta e risposta fra i due, animato dal giornalista Nicola Maccagnan, dinanzi a un pubblico che univa bambini, affascinati dalla matita dell'artista, a adulti interessati anche al suo modo di usare il fumetto per esprimere se stesso e le sue idee.
Come sta il nostro Armadillo (che sarebbe l'alter ego di Zero, la sua coscienza)? È stata questa la prima domanda. Che tempi corrono, insomma?
“Anzitutto grazie a tutti dell'invito - ha esordito Zerocalcare - sono super agitato e quando ho scoperto che oggi sarei stato insieme a Fabio mi sono emozionato ancora di più, perché anche io sono cresciuto con le sue formiche. Insomma è tutto molto strano, ad iniziare dall'essere un bellunese nel mondo. L'armadillo? Lui, che è la parte più intima della mia coscienza, in questo momento abbastanza complicato per il mondo, in generale, è preoccupato e perplesso. Non so perché, forse per il mestiere che faccio, tutti si aspettano da me un parere sensato su tutto quello che succede nel mondo. E non sempre si trova la lucidità per farlo e allora sapete cosa mi suggerisce l'armadillo? Fingiti morto”.
Fabio Vettori ha poi raccontato il perché di questo connubio. “Siamo stati riuniti dal campanile di Seren del Grappa e dalla sua storia. A me avevano chiesto un disegno e mi avevano detto che l'ultimo libro di Zerocalcare ne parlava. L'ho letto, ci ho trovato tanti spunti interessanti ed eccoci qua oggi. Mi è piaciuto molto poi la parte del libro in cui Michele parla del rapporto col padre, che ha la mia stessa età.”
“Ma come è possibile - gli ha replicato Zerocalcare - se non hai nemmeno una ruga?”
Da lì è stato tutto un susseguirsi di spunti e riflessioni che hanno fatto emergere la personalità, la semplicità, l'ironia dei due disegnatori.
“Bellunese? Ma io non mi sento neanche di Roma, mi sento di Rebibbia.” Ed ancora: “La periferia è la parte viva di Roma; il centro è un museo. Per cui le storie e l'umanità devi cercarle in periferia.” E poi: “Disegnare è fare il punto sulla vita mia. La narrazione è un pretesto che mi serve per capi' a che punto sto della mia vita, a riflettere su me stesso. Un momento di auto analisi.”
(video e testi di Stefano Vietina, 23 novembre 2024)