Al ballo mascherato. Storia di un impiegato, il podcast.

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L’impiegato si ritrova in un’altra dimensione: quella del sogno. Già, il sogno, e non è l’unico, né il primo né l’ultimo narrati dalla penna di De André. I sogni, i cuccioli del maggio li cantavano, ne cantavano il disordine, e allora vediamoli, nella loro sequenza, dei solchi sul vinile prima e delle tracce su cd successivamente, questi sogni che s’impossessano dell’impiegato.
“Solo nei sogni, gli uomini sono davvero liberi”, ricordava il prof. Keating ne "L’attimo fuggente". Ma mai De André avrebbe aderito alla lotta armata, seppure in sogno. Tanto premesso e chiarito, semmai ve ne fosse bisogno, in questo primo momento onirico l’impiegato fantastica di autoinvitarsi ad una festa in maschera dove, per la singolarità degli invitati, questi sono tutto ciò che egli avrebbe voluto intimamente e sempre combattere, tutte quelle maschere che avrebbe voluto far saltare, scagliandovi contro un artigianale ordigno esplosivo da lui stesso confezionato per l’occasione. In questo suo sogno, sono gli ideali, i simboli borghesi, i nemici da combattere.
Come Cyrano di Bergerac, animo libertario per antonomasia che, nella confusione mentale causatagli dal trauma occorsogli per essere stato colpito alla testa da una trave, si scaglia, a difesa della sua libertà, contro la falsità, l’ipocrisia, il perbenismo, veri obiettivi della sua spada, apostrofandoli con:
“… Qual fosco drappello è lì? - Son più di mille… Ah, sì, vi riconosco, vecchi nemici miei, siete tutti colà! La Menzogna? Ecco, prendi!… Ecco, ecco la Viltà ed ecco i Compromessi e i Pregiudizi! Che io venga a patti? Mai! - Ed eccoti anche te, Stoltezza! - Io lo so che alfine sarò da voi disfatto; ma non conta: io mi batto, io mi batto, io mi batto”.
Così, l’impiegato, come un cadetto di Guascogna contemporaneo, nella nebbia del suo sogno, muove nel festoso bailamme del rito danzante contro i modelli della cultura borghese, denunciandone ogni aspetto, e contro il potere, contrario ad ogni forma di velleità o di slancio libertari degli “ingrati del benessere francese”.
Ammantato di maschere e di parvenza, dietro cui il potere impone i suoi modelli e le sue verità, ritroviamo l’autoritarismo religioso (Cristo), quello scientifico (Nobel), quello culturale-accademico (Dante), quello politico (e, quindi, finanziario e dell’informazione, noto anche come “quarto potere”), quello militare (Nelson), quello economico e non ultimo, anzi, come in una sorta di piramide gerarchica dello stesso potere, che procede dall’autoritarismo più verticistico a quello più prossimo, ritroviamo quello familiare, dei genitori: il padre che pretende cure e attenzioni, e la madre, sorda alle istanze egalitaristiche del movimento femminista e paga del suo ruolo familiare. Infine, se non proprio l’autoritarismo, il condizionamento asfissiante dell’amico che gli ha insegnato il know-how, il come si fa la ribellione.
Nel sogno, la bomba fa, con una certa discrezione e neutralità, il suo ingresso in società, in un mondo da sconvolgerla, con l’intimo desiderio di approdare all’eliminazione del potere e dell’ordine costituito che, “dietro ogni maschera che salta”, rivelano, tra le loro logiche, anche un arrivismo sfrenato, un’insana sete di notorietà,… “al ballo mascherato della celebrità”.
Dané, a proposito del protagonista, nelle note al disco, dirà: “sogna di autoinvitarsi al ballo mascherato e di portare con sé la bomba, gettarla e assistere agli effetti dello scoppio su coloro che per anni ha rispettato, che gli hanno fatto paura, che gli hanno imposto un comportamento. La sua liberazione è totale, alla fine; dopo aver assistito all’agonia di tutti, e del padre e della madre, si libera anche dell’amico che gli ha insegnato a ribellarsi rendendo così all’individualismo di cui è vittima, il tributo definitivo”.
Nel giungere fino a questa quarta traccia, il disco mostra chiaramente diverse atmosfere, sottolineate dall’alternarsi delle tonalità maggiore e minore su cui si muovono le melodie dei brani. Quindi, anche dal punto di vista squisitamente musicale, l’album ha il suo concept. Un concetto che Dané, nel suo contributo, riassume così: “De André e Piovani hanno composto le musiche riuscendo a fondere lo spirito della ballata tradizionale con momenti di musica rappresentativa, dando al disco varie espressioni mimiche: dalla rabbia alla nostalgia, dalla tenerezza alla smorfia sadica. Gli arrangiamenti dello stesso Piovani accentuano ancor di più le sezioni del disco portando ad ognuna il contributo di comunicazione e legandole una ad una in una storia essenziale”.
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AUTORE di questo Podcast è Pietro Cesare ‪@GRAZIEFABER1‬ ne presta anche la voce: ⁠⁠⁠bit.ly/3xNFNny⁠⁠⁠
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