Рет қаралды 301
C’è un’Europa dell’Est a cui spesso si pensa solamente come sinonimo di delocalizzazione produttiva o di bassa qualità. Ma questi paesi, dove l’italiano è una seconda lingua, offrono anche opportunità di sviluppo e di export per le aziende italiane.
L’Albania è vicina, ospita decine di migliaia di connazionali - 30.000 solo a Tirana. L’italiano si insegna a scuola e soprattutto si apprende dalla televisione, che trasmette programmi italiani.
La previsione di crescita dell’Albania per il 2019 è superiore al 4% e per il paese l’Italia rappresenta il primo partner commerciale: nel 2018 abbiamo esportato per 1.437 milioni di Euro, mentre abbiamo importato per un equivalente di 1.131 milioni di Euro. Le esportazioni sono indirizzate principalmente al settore macchine, apparecchi e attrezzature elettriche (13,7%), articoli in pelle (11,8%), materiali tessili e derivati (9,5%), agro-alimentare (9,7%) e prodotti chimici (5,2%).
Grande opportunità di investimento arrivano dal settore energetico e fonti rinnovabili, grazie ai piani strategici nazionali che mirano a conformarsi alle direttive dell’Unione Europea. Nonostante le rilevanti risorse di idrocarburi e l’enorme potenziale idroelettrico, l’Albania sta infatti anche potenziando il comparto dell’energia solare ed eolica.
La Romania, invece, ospita oltre 20.000 aziende a capitale italiano attive, che rappresentano circa il 6% del PIL nazionale e che fanno dell’Italia da oltre 10 anni il principale paese investitore. Anche qui la previsione di crescita per il 2019 supera il 4%. Opportunità non trascurabili in questo paese arrivano dai fondi europei e dai programmi di privatizzazione, oltre che dalle buone prospettive di ammodernamento della rete infrastrutturale e dei trasporti.
L’interscambio con l’Italia nello scorso anno è stato di 7.503 milioni euro per le esportazioni e di 7.307 milioni di euro di prodotti importati. Il nostro paese esporta principalmente nel settore delle macchine e attrezzature elettriche (20,9%), nel tessile (17,0%) e calzaturiero (11,5%), per seguire con i mezzi di trasporto (9,9%) e articoli metallici (7,9%), fino all’agroalimentare (6,1%).
I settori strategici di investimento sembrano essere quello manifatturiero - che negli ultimi anni ha mostrato forse maggiore dinamicità, anche grazie all’impegno da parte di molte PMI italiane -, l’energetico e l’agroindustriale.
Ci sono (almeno) 7 motivi per guardare con interesse a questi paesi:
1. Sono mercati vicini con economie in rapida crescita, sostenute anche dall’Unione Europea.
2. Hanno acquisito regolamenti e direttive dell’Unione Europea, il che rende il prodotto italiano vendibile su questi mercati senza difficoltà o speciali autorizzazioni.
3. L’Italia è uno dei primi Paesi investitori e nell’interscambio con questi Paesi.
4. Rapida crescita del potere di acquisto e predisposizione alla spesa.
5. Livello e standard qualitativi europei acquisiti.
6. Costi di accesso al mercato e di logistica del tutto accessibili.
7. Stretti rapporti culturali anche grazie alle numerose comunità residenti nei rispettivi paesi.