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Il Museo Archeologico nazionale di Altino e gli scavi della città romana, con gli oggetti luminosi che sorprendono là dove invece dominano i colori stemperati della laguna di Venezia, raccontano di una città vivace, millenaria. Insediamento cruciale per i Veneti, fiorisce soprattutto come grande emporio nel VI secolo a.c., legatissima per commerci a Padova/Patava. Su quella che poi sarà via Annia, porta della laguna stessa, in rapporto con l’acqua come sarà poi Venezia, molti secoli dopo, quando il nome di Altino è ormai solo un ricordo
Il paesaggio ora è cambiato, risultato di bonifica. Qui ovviamente dominava laguna e acquitrino, ma anche i fiumi: lo Zero, il Dese. Luogo ideale per un santuario, poi per una città, Veneta, Romana, aperta a tutti, come ogni città di mare che, nel caso di Altino, è anche molto legata al suo territorio, alle sue produzioni
“La terza pecora loda quella di Altino”: lo dice Marziale, la lana della città è considerata tra le prime tre del mondo romano per qualità, e le evidenze archeologiche lo dimostrano: contrappesi per telai, fusi, tinture: Altino non commerciava e basta, ma produceva molto: economia di palude, vetro, e appunto, la celebre lana. Interviste a Marianna Bressan, direttrice del museo.
Si ringrazia Museo nazionale e Area archeologica di Altino
Direzione regionale Musei Veneto
Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo
di
Angelo Cimarosti