Рет қаралды 33
#ameglia #castello #borgo
L’insediamento in questo territorio potrebbe risalire all’età del Ferro, come sembra dimostrare la vasta necropoli che è stata individuata nelle vicinanze del borgo. Testimone della presenza dell’uomo fin dai tempi più remoti, la necropoli è la prova di una continuità di vita e di costume ad Ameglia, dal V secolo circa fino all’età Imperiale.
La Necropoli di Ameglia racconta il passato
La necropoli, situata nella zona di Cafaggio è l’area cimiteriale di un forte nucleo di Liguri Apuani, che commerciavano con Etruschi e Celti e si avvalevano di un importante scalo marittimo alla foce del fiume Magra, futura sede del portus Lunae.
Le 54 tombe ritrovate sono costituite da cassette litiche realizzate con lastre di pietra scistosa provenienti dal vicino promontorio del Corvo e custodiscono le urne con i resti incinerati dei defunti e il corredo funerario, (ciotole, armi, fibule, vasi, anelli… oggetti differenti a seconda del sesso di appartenenza della persona e del loro status sociale).
La città di Luni e la sua grandezza passata
Attorno al 180 a.C. il popolo romano costituì a Luni un porto militare e commerciale, fino a insediare una colonia di duemila cittadini romani che cacciarono e deportarono 47.000 Liguri Apuani nel Sannio. Questi ultimi continuarono a combattere i Romani fino al 154 a.C., quando il console Claudio Marcello li sottomise definitivamente.
Nascita di Ameglia e declino di Luni
Lo sviluppo urbano di Ameglia si ha in un secondo momento, quando Luni, dopo un periodo di assoluta prosperità e dopo essere stata prescelta a sede episcopale, subisce le guerre greco-gotiche, la conquista longobarda nel 636, la distruzione di Rotari, le rivalità con Lucca e gli attacchi della flotta moresca e dei saraceni, che la portarono alla sua distruzione.
Ma si parla del Castrum di Ameglia già a partire dal 963 all’epoca dell’imperatore Ottone I di Sassonia che, attraverso un diploma, lo elenca tra i possedimenti dei vescovi di Luni.
Ameglia, infatti fu per lungo tempo sede vescovile, il castello costituiva la dimora periodica del vescovo-conte, egli vi risiedeva come in una piccola corte, amministrando la giustizia, promulgando leggi, imponendo tasse e tributi, organizzando feste e cacce, banchetti, forse anche piccole giostre di cavalieri e spettacoli.
Come un feudatario il vescovo-conte aveva intorno al suo castello le piccole abitazioni della popolazione, strette l’una all’altra, come cinte murarie, immerse nell’ombra degli stretti vicoli nella parte inferiore.
L’importanza di Luni crebbe nel corso degli anni particolarmente grazie al suo porto, che costituì il motivo principale di ricchezza dell’intera Lunigiana storica, esso permetteva i traffici commerciali di beni alimentari, legname ma soprattutto di un materiale preziosissimo come il marmo di Carrara.
La scelta di fondare una colonia in questo luogo era legata al fatto che esso rappresentava il centro più logico per le comunicazioni stradali con Roma, Lucca, Parma e Pisa.
I Romani avevano una concezione urbanistica differente da quella dei Liguri e degli Etruschi che trovarono forse più pratico e sicuro collocare le loro dimore nella piega del Caprione, in agguato sul porto e sul mare in posizione elevata: ciò che rispondeva appunto ai criteri più elementari di protezione di un aggregato primitivo.