Ballade des Pendus - François Villon

Ballade des Pendus - Pardo Fornaciari
Nessuno ha mai ben capito perchè l'uomo provi tanta morbosa attrazione
per la morte cruenta, quella sorta di macabro compiacimento dissepolto
dal subconscio più profondo, insana curiosità partorita dall'essere chiaro/
l'essere scuro che da sempre e per sempre convivono dentro ognuno di noi.
Forse per questo l'arte ha trasfigurato nei secoli le ultime parole di Villon
in immagine tetra ed oscura, solo una scansione grezza, percettiva e banale
di un havoc catartico ch'è invece disperazione e speranza allo stesso tempo.
L'auto anamnesi del condannato non può soggiacere al metro del giudizio
degli astanti e rimane alfine individuale ed universale nella sua essenza,
non riducendo necessariamente la spiritualità alla pura e semplice fede.
Perciò invocare il perdono umano e la compassione divina, cardini portanti
di un paradosso esistenziale che comunque ci appartiene, hanno significato
nella misura in cui il mistero della nascita e della morte ci vede protagonisti
inconsapevoli sul palcoscenico di quel breve intermezzo che chiamiamo vita.
Nel corso delle ere storiche, ed ancor prima che il tempo avesse un nome,
ogni cultura e civiltà ha posseduto qualcosa di proprio e diverso dalle altre
sicchè lingua, costumi, tradizioni, rituali, scienza, coscienza e conoscenza
di un popolo erano parte di un codice identitario univoco ed irripetibile.
Una sola consuetudine li univa comunque , il culto dei defunti e il rispetto
dei luoghi di sepoltura, propri ed altrui, perchè quello della morte
è l'unico tabù che accomuna tutte le genti.
Fratelli umani che dopo noi vivrete
non siate duri di cuore verso di noi
perché se di noi poveri avrete pietà
un giorno Dio avrà pietà di voi
Ora ci vedete quì appesi in cinque o sei
quanto alla carne che troppo abbiam nutrita
essa sarà presto divorata ed imputridita
e le nostre ossa diverranno cenere e polvere
Della nostra sventura nessun si rallegri
piuttosto pregate Dio che tutti ci assolva
Se noi vi chiamiamo fratelli non dovete sdegnarvi
anche se la giustizia ci ha condannati
purtuttavia voi ben sapete
che animo turbolento hanno gli uomini
Perdonateci perché siamo trapassati
verso il figlio della Vergine Maria
ché la sua grazia non ci sia sterile
e ci preservi dalle fiamme infernali
Ora che siam morti nessuno più ci tormenti
piuttosto pregate Dio che tutti ci assolva
La pioggia ci ha lavati abbastanza
e il sole seccati ed anneriti
gazze e corvi ci han cavato gli occhi
e strappate barba e sopracciglia
Mai un solo istante restiam fermi
di qua e di là come vuole il vento
a suo agio e senza tregua sballottati
e per giunta colpiti e dagli uccelli beccati
Non siate della nostra confraternita
ma pregate Dio che tutti ci assolva
Gesù principe onnipotente
fa che l'inferno non ci inghiotta
chè nulla abbiamo a spartire con esso
Uomini adesso non derideteci
ma pregate Dio che tutti ci assolva

[@61Angua]

Eccezionale nella sofisticazione e la potenza di lavoro suggerimento! Insomma - un capolavoro.

[@pardofornaciari]

Le illustrazini sono scelte con una rara maestrìa: ma chi sei, che sei così acuta, o acuto, e sensibile?

[@christianriochet4335]

la plus authentique version. C'est une BALADE et Villon sz fout de la gueule du monde; merci camarade de comprhésion

[@pardofornaciari]

Grazie di aver postato questa mia versione musicata della Ballade des Pendus: ma come l'hai recuperata? Pensa che io che l'ho composta, non l'ho più! Grazie ancora di avermela fatta risentire: proverò a registrarne una versione migliore.