Ballata del Brigante - Compagnia Musicante

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FreeNeverSaid

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12 жыл бұрын

Li Chiamarono Briganti - Pasquale Squitieri
La Ballata del Brigante - Taranta Pizzica Salentina
(versione tradizionale di Brigante se more)
Amme pùsate chitarre e tammure
pecché 'sta musica s'à da'cagnà
sìmme brigante e facimme paur'
e cù 'a scùppetta vulimme cantà ♫
Fin dall'età del bronzo i popoli dell'Italia centro-meridionale
erano dediti alla lotta e la rivolta contro l'autorità costituita.
Dapprima semplici sbandati o gruppi di giovani detribalizzati
nella protostorica società appenninica, balcanico-danubiana,
in seguito intere etnie come quelle osco-italica e sannitica,
attraverso un excursus cronologico senza soluzione alcuna
di continuità, perpetuatosi in pratica fino al secolo scorso.
E mò cantamm' sta nova canzona
tutta la gente se là da'mparà
nun ce ne fotte du' re di Burbone
chà terra nostra nun sà da tuccà ♫
In realtà a noi cafoni di chi comandasse ha importato sempre
poco o nulla, fossero romani o longobardi, francesi o spagnoli,
borboni o sabaudi, sovrani o pontefici, barbari o monsignori.
L'unico che fosse riuscito veramente a scalfire l'innata diffidenza
verso il potere centralizzato e l'odio contro il dominio straniero,
emancipare secolari servitù e conquistare il cuore ruvido del Sud
era stato lu'nperature, Federico II, morto lui amen.
I Piemontesi ad onor del vero non furono neanche i più spietati
nella repressione del brigantaggio meridionale, ben peggio di loro
avevano fatto in passato Romani e Spagnoli, ricorrendo persino
all'efferatezza del genocidio sistematico ed alla deportazione
di massa delle popolazioni residenti nelle terre insorte.
Fìmmene belle ca date lu core
si llu brigante vulite salvà
nun 'o cercate scurdateve 'o nome
chi ce fà guerra nun tene 'a pietà ♫
Poichè nella lotta ai fuorilegge, oltre al massacro, ogni atrocità
era permessa, un'apposita legge equiparava donne e bambini
agli adulti resistenti condannandoli quindi ad ugual severa pena.
Alla compagna del ribelle era anzi riservato un ulteriore oltraggio:
dopo averla crudelmente torturata, violentata e uccisa, gli sgherri
ne esponevano il corpo nudo e martoriato dalle inenarrabili sevizie
al pubblico lubidrio sulla piazza del paese.
Tutte e paìse da' Vasilicata
se so' scetate e vonne luttà
Puja e Calabria mò s'è arrevutate
e 'stu nemiche 'o facimme tremmà ♫
Lungo la vecchia Salaria a pochi km. da Ascoli Piceno si erge
imponente un platano dal fusto maestoso e la folta chioma.
Antico d'almeno un millennio veniva già citato nelle cronache
medioevali quale proprietà di una nota famiglia nobile locale,
i conti Parisani, ma da sempre è più comunemente conosciuto
come l'albero del brigante Piccioni, perchè credenza popolare
vuole che all'interno del suo tronco cavo s'appostasse di notte
il famoso bandito per tender agguato all'incauto viandante.
Chi ha viste 'u lupe se mise paure
nun sape buone qual'è 'a verità
'o vere lup' ca magna 'e creature
è 'o piemuntese ch'avimme 'a caccià ♫
L'albere de lu bregande i suoi mille e passa anni se li porta bene
ed è bello sedersi sotto la sua ombra in un pomeriggio d'estate
a godersi la frescura ed ascoltare le fronde stormire al vento
quasi volessero raccontare un'altra storia dimenticata.
Un'emozione da provare, ma senza tanta fretta, c'è ancora tempo:
narra la leggenda che se un'albero si scorda di morire quando
è giunta la sua ora poi gli toccherà di vivere in eterno.
Omme se nasce brigante se more
ma fino all'ultimo avimme 'a sparà
e se murimme jettàte nu fiore
e 'na bestemmia pe'sta libertà ♫
Di briganti invece non è rimasto manco uno, li hanno ammazzati
tutti e senza pietas postuma: per regio decreto niente sepoltura
cristiana nè tomba, e neppure una lapide o una croce ove pregare
perchè nessuno si curò di piantarne, anzi no, una c'è, sulla Maiella.
La cosiddetta Tavola dei Briganti è una raccolta di semplici epigrafi
scalfite sulla dura roccia, avvolte nel muschio e intrise di storia,
nulla a che vedere coi mausolei di marmo degli assassini vincitori,
solo arcigni monoliti di calcare compatto su cui la mano paziente
di pastori, fuorilegge, santi eremiti o ignoti viaggiatori ha inciso
nel corso dei secoli il proprio nome, date lontane, oscuri segni,
graffiti appena intelligibili e una frase smozzicata.
Nel 1820 è nato Vittorio Emanuele
prima questo era il regno dei fiori
adesso quello della miseria ✝
Se un giorno ti capiterà di passare di lì fermati anche solo un attimo
così l'albero e la pietra non avranno serbato memoria invano.
• Malarazza - Zabharà

Пікірлер: 33
@poseydon61icaro
@poseydon61icaro 10 жыл бұрын
Da vedere il film " Li Chiamarono Briganti"....da cui sono state tratte le scene.......è un cult per tutti noi del SUD....viva carmine Crocco....viva Ninco Nanco
@roccomartoccia9451
@roccomartoccia9451 6 жыл бұрын
Italiano mi hanno fatto diventare, meridionale sono nato, viva il meridione viva il sud
@FreeNeverSaid
@FreeNeverSaid 9 жыл бұрын
Italiano per nascita Terrone per grazia di Dio
@giordanoraffini5083
@giordanoraffini5083 3 жыл бұрын
Pezzo bellissimo, struggente e sensuale. Video affascinante e carico di emozione. Peccato che questo paese non sappia riscrivere la propria storia e chiudere i conti con il passato. Giordano da Bologna
@RINOGAETANOK
@RINOGAETANOK 6 жыл бұрын
Questo è il nostro inno.....di NAPOLI e di tutto il sud No l inno di Mameli ( assasini d italia)
@RINOGAETANOK
@RINOGAETANOK 6 жыл бұрын
Forza SUD 💙😍💙💖😍💖💙😍💖 Combattiamo da 150 anni e combatteremo x altri 1 0 0 0
@LUCAS-xj8gg
@LUCAS-xj8gg 8 жыл бұрын
I brividi addosso...per colpa dei bastardi Savoia che ci troviamo in questa situazione!
@FreeNeverSaid
@FreeNeverSaid 9 жыл бұрын
Italian by birth Terrone by grace of God
@calicanthus2
@calicanthus2 7 жыл бұрын
bellissima!
@movimentoduosiciliano201
@movimentoduosiciliano201 7 жыл бұрын
bellissima, vero vero vero! ma la forza per fare insieme al dire la si trova se ci si unisce politicamente.
@CaterinaRighele
@CaterinaRighele 11 жыл бұрын
Grazie Vale,era da un po' che non passavo sul tuo canale,qui c'è sempre molto da "imparare"
@61Angua
@61Angua 12 жыл бұрын
Eccellente!
@Maura123Sluga
@Maura123Sluga 12 жыл бұрын
Ottimo lavoro, come sempre!
@giuseppepilla4329
@giuseppepilla4329 10 жыл бұрын
bellissimo video
@Amarcord777
@Amarcord777 12 жыл бұрын
Veramente stupendo il video Vale, complimenti di cuore!! Grande il brano!! Un abbraccio Eva
@TheSkugnizz
@TheSkugnizz 6 жыл бұрын
Amarcord777 ciao
@ilsaraceno6108
@ilsaraceno6108 6 жыл бұрын
Perché non fare un film sulla vita del mitico Carmine crocco !!!!!
@24Demil
@24Demil 12 жыл бұрын
merita...*****...
@magicoventorosso
@magicoventorosso 12 жыл бұрын
:-)))
@CompagniaMusicante
@CompagniaMusicante 10 жыл бұрын
ci spiace che si senta così male Eva....se ti interessa l'audio originale puoi rivolgerti a noi.....grazie comunque.......
@aurorachiechi9518
@aurorachiechi9518 10 жыл бұрын
Quanto male avete fatto alla mia terra e alla mia gente, ma pagherete prima o poi....
@rolandeagle8508
@rolandeagle8508 4 жыл бұрын
Dal sole24ore.Gli eurobond che fecero l'Unità d'Italia quando il Regno di Napoli era come la Germania di Giuseppe Chiellino30 giugno 2012Commenti (18) IN QUESTO ARTICOLO Argomenti: Stéphanie Collet | Germania | Université Libre de Bruxelles | Piemonte | Stato Pontificio | Anversa | Borsa di Parigi | Tommaso Padoa Schioppa | Angela Merkel My24 Gli eurobond che fecero l'unità d'Italia quando il Regno di Napoli era come la Germania (Corbis) Il vertice europeo di fine giugno ha cancellato gli eurobond dall'agenda. Almeno per ora. Angela Merkel è stata drastica: «Mai finchè sarò viva» aveva detto in pubblico qualche giorno prima. Chissà se la cancelliera tedesca aveva avuto il tempo di leggere lo studio di Stéphanie Collet, storica della finanza della Université Libre de Bruxelles che è andata a spulciare negli archivi delle Borse di Parigi e Anversa per studiare l'unico precedente assimilabile agli Eurobond: l'unificazione del debito sovrano dei sette stati che 150 anni orsono, su iniziativa del Piemonte e sotto tutela di Francia e Inghilterra, costituirono il Regno d'Italia. Nella storia dello stato moderno è l'esperienza storicamente più vicina al faticosissimo tentativo di dare maggiore consistenza politica all'Unione europea, anche attraverso l'integrazione delle politiche economiche e fiscali, compresi debiti sovrani dei 17 paesi dell'euro. Un precedente prezioso, secondo la Collet, per cercare di capire - mutatis mutandis - come potrebbero comportarsi i mercati finanziari di fronte all'unificazione del debito pubblico dei paesi della zona euro. «Come l'Italia di allora, l'Europa oggi è fatta da stati eterogenei, con economie di dimensioni e condizioni diverse, che parlano lingue diverse e hanno sistemi di imposizione fiscale separati» ricorda la studiosa. Grazie al fatto che anche dopo l'unificazione i titoli del Regno d'Italia conservarono fino al 1876 l'indicazione della loro origine (per esempio, ad Anversa le emissioni del Regno delle Due Sicilie erano indicate come "Italy-Neapolitean") la Collet è riuscita a ricostruire le serie storiche dei prezzi settimanali tra il 1847 e il 1873. Un lavoro certosino di raccolta manuale dei dati dagli archivi e dai database originali per capire come si sono mosse le quotazioni, prima e dopo l'unità, politica ed economica. 25 emissioni suddivise in quattro gruppi: Regno di Piemonte e Sardegna, Lombardo-Veneto, Due Sicilie e Stato Pontificio. La prima cosa che balza agli occhi è lo spread (anche allora!) tra i rendimenti dei diversi gruppi di bond prima e dopo l'Unità. Quelli del Regno delle Due Sicilie (che erano un quarto del totale) prima del 1861 pagavano i tassi più bassi: 4,3%, 140 punti base in meno delle emissioni papali e di quelle piemontesi (che rappresentavano rispettivamente il 29% e il 44% del debito unitario dopo la conversione) e 160 in meno rispetto a quelle Lombardo-Venete (che però erano solo il 2%). Insomma, a voler utilizzare le categorie di oggi, il Regno di Napoli economicamente era per l'Italia quello che oggi la Germania è per l'Eurozona. «Come il Regno di Napoli prima dell'integrazione del debito sovrano, la Germania di oggi è l'economia più forte dell'eurozona e beneficia del costo del debito più basso in assoluto» scrive Collet. Considerazioni, queste, che faranno storcere il naso a molti, ma sicuramente non di parte. Del resto, come ricorda Collet, Napoli era di gran lunga la città più importante del neonato Regno d'Italia. E le regioni del Sud avevano una discreta struttura industriale, un'agricoltura fiorente sia pure basata sul latifondismo, e importanti porti commerciali. Subito dopo il 1861, però, lo scettiscismo dei mercati nel processo unitario italiano impose un "risk premium" comune a tutti i bond degli stati preunitari, anche a quelli che fino a quel momento avevano goduto di maggiore fiducia e dunque di rendimenti più bassi. Proprio quello che oggi la Germania teme possa avvenire con gli eurobond: l'anno successivo, infatti, i rendimenti dei titoli convertiti in "Regno d'Italia" si allinearono ben al di sopra dei tassi precedenti, al 6,9%. Per gli "Italy - Neapolitean" 260 punti base in più che diventarono 460 nel 1870, per poi cominciare a ripiegare dopo il 1871, quando cioè l'annessione di Venezia e di Roma e il trasferimento della capitale nella città del papato convinsero gli investitori, e non solo, che l'Unità era ormai irreversibile. L"Italia" non era più una mera "espressione geografica", come l'aveva definita Metternich nel 1847, ma dopo tre guerre d'indipendenza e più di vent'anni di manovre diplomatiche era diventata uno stato unitario. «L'integrazione dei debiti sovrani era stato uno strumento per portare avanti l'integrazione politica, come sarebbe oggi per l'Europa» afferma Collet, ma nota anche che «un aumento del premio di rischio aggraverebbe la crisi del debito che sta vivendo l'Europa piuttosto che risolverla. Significherebbe che, se fossero introdotti gli eurobond, la Germania perderebbe il suo rating elevato». Questo portava Collet a definire, già nei mesi scorsi, «remote» le speranze di vedere nel breve termine un mercato integrato dei titoli di debito dell'eurozona. Nel lungo termine, invece, i risultati della ricerca sul caso italiano dimostrano che «nel tempo i rendimenti dei titoli diminuirono». Alla luce di questo, oggi la domanda è: quanto tempo ci vorrà perché anche l'Europa sia considerata come un blocco unico e in grado di dotarsi di un vero e proprio piano di salvataggio per l'euro? Per l'Italia ci volle all'incirca un decennio. Considerato che quella italiana fu un'annessione anche militare e quella europea è un'integrazione consensuale, e che i mercati dei capitali si muovono a ritmi diversi rispetto alla seconda metà dell'800, anche Collet concorda che un aumento del costo del debito nel breve termine sarebbe un prezzo che potremmo permetterci di pagare se avessimo la certezza di avere, tra qualche anno, un'Europa più unita. Ma questa certezza nessuna ricerca, per quanto accurata, potrà mai darla. Serve, forse, la capacità di andare oltre il breve periodo, di guardare un po' più lontano rispetto alla prossima scadenza elettorale, superando la "veduta corta" che per Tommaso Padoa Schioppa è stata «la radice» della crisi.
@Mawashiken
@Mawashiken 10 жыл бұрын
La versione tradizionale di Brigante se more, è un ballo salentino? Ecco a chi l'ha fregata la canzone Bennato. Ed io che credevo fosse stata scritta per uno sceneggiato, pensa te. A sto punto mi chiedo se Crocco non fosse di Bari, di Molfetta o di Foggia, il dubbio mi è venuto.
@Myosotis85
@Myosotis85 9 жыл бұрын
Difatti la canzone è stata scritta da Bennato, solo che l'hanno scritta talmente bene che la gente ci crede davvero.
@rolandeagle8508
@rolandeagle8508 9 жыл бұрын
Myosotis85 La canzone è antica e anonima,..ripresa da Bennato! Non è la sua! La canzone è dei Briganti-patrioti!
@Myosotis85
@Myosotis85 9 жыл бұрын
Rolando Rosini
@900bruce
@900bruce 8 жыл бұрын
La canzone e stata scritta e musicata da Bennato-D'angiò nel 70
@luigipuce2695
@luigipuce2695 7 жыл бұрын
La canzone venne scritta da Bennato e D'Angiò per lo sceneggiato l'Eredità della priora. Qualcuno afferma che alcune frasi derivino da cantate e/o ballate di briganti tramandate come spesso avveniva per la civiltà contadina solo oralmente. In ogni caso è fatta molto bene tanto da far credere a molti siche sia realmente originaria del 1860-65 (gli anni dei briganti-patrioti), peccato che nel loro cieco parteggiare per l'anticlericalismo anarchico, Bennato e D'Angiò, fanno dire ai briganti frasi che mai avrebbero effettivamente pronunciato.
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