Bravo, Lorenzo: interpretazione toccante! Sul testo, invece, mi sento spaesato, perché sembra il testo che un adolescente avrebbe scritto, a buona ragione, negli anni 50 del Novecento, quando i genitori erano davvero dei despoti insensibili, fatta eccezione per le mamme di tutto il mondo. Non che oggi sia meglio, poiché, per paradosso, vedo una montagna di genitori-infanti, mai cresciuti e irresponsabili, "mielosi", che si mettono in competizione coi figli, non sapendoli educare né condurli da nessuna parte. Persone che vivono di apparenze e di aiuti esterni, a partire dall'appiglio sugli psicologi che, non sapendo che pesci prendere, etichettano i ragazzi, marchiandoli come bestiame (un adulto mancato, sebbene titolato, non ha possibilità di fare "il genitore altrui"). Diventare adulti significa assumersi responsabilità immani e senza tregue, e si parte proprio dalla cura e lo sviluppo emozionale dei figli. "Procurarsi da vivere" è una responsabilità collaterale, non primaria. Chi non sa assumersi delle responsabilità sentimentali, emotive verso i figli, rimane un infante, anche a novant'anni, quando l'infanzia si ripresenta per natura. Ineccepibile, in ogni caso, il costrutto letterario.
@storievocali86972 жыл бұрын
Grazie per i complimnenti! Considera che l'autrice è sicuramente di un'altra generazione rispetto alla mia, quindi può darsi che come dici tu sia un testo che al giorno d'oggi, nonostante tutte le somiglianze del caso, non rappresenta il rapporto medio tra adolescente e adulto. O semplicemente è un'esagerazione a fini narrativi, magari favorita da qualche esperienza personale della scrittrice stessa durante la sua adolescenza... in ogni caso credo sia giusto portare anche esempi di questo tipo, perché denunciano un rapporto malsano che in altre forme può essere vissuto anche dalle generazioni attuali.