Contro il populismo giustizialista: le conclusioni del Presidente dell'Ucpi Gian Domenico Caiazza

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CAMERE PENALI

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Күн бұрын

Пікірлер: 43
@makc9734
@makc9734 4 жыл бұрын
La questione è semplice, i magistrati italiani fanno oggettivamente un numero di processi di qualunque altro paese. A mandare in galera un innocente non hanno nessun vantaggio. Gli avvocati in Italia sono una infinità maggiore di qualunque altro paese in proporzione alla popolazione. Hanno tutti i vantaggi nel tirare avanti i processi e di far assolvere sia gli innocenti che i colpevoli, è il loro lavoro. Chi commette un reato ha tutti gli interessi di spostare il più avanti possibile l'esecuzione della pena e arrivare ala prescizione. Quindi sia i magistrati, che le vittime, che gli innocenti sono gli unici a non trarre vantaggio da ciò che favorisce i delinquenti e gli avvocati. E non è una accusa a tutti gli avvocati ma chi fa i discorsi vuoti come quelli di Caiazza, che al netto degli sfotto gratuti non dice nulla. Ad esempio si stupisce se un ministro a cui avete osteggiato (giustamente, è lecito) una riforma, vi chieda anche dei suggerimenti oltre che dei divieti. Si chiama "sentire tutte le campane", ma anche questo non va bene.
@angicelesteariel079
@angicelesteariel079 4 жыл бұрын
MAK C esattamente lei è il cittadino medio.
@elialuigitirro8215
@elialuigitirro8215 2 жыл бұрын
Il numero di processi nel penale non è colpa dei troppi avvocati, ma dell'obbligatorietà della azione penale e del numero spropositato di reati (più di diecimila). L'avvocato, nel giudizio penale, non ha voce in capitolo in sede di instaurazione del processo, a differenza di quanto accade magari nel civile dove l'avvocato può convincere il cliente a citare in giudizio una persona. Non dimentichiamo anche un altro dato: i PM italiani sono particolarmente inclini a iscrivere persone nel registro degli indagati, tanto che il procuratore generale Pignatone emise una circolare anni fa in cui spronava i suoi colleghi ad essere più selettivi in questo senso. È vero, la prescrizione crea dei problemi pratici, ma obiettivamente è vero che i tempi processuali sono troppo lunghi, e all'aumentare del tempo non può che diminuire la pretesa punitiva dello Stato. Ci sono una marea di parametri costituzionali violati dalla sospensione della prescrizione voluta da Bonafede. Da strumento eccezionale, la prescrizione diventa istituto generale, e questo è colpa dei troppi processi. Si intervenga qui, non sulla prescrizione: con processi dalla durata degna di un Paese civile, il criminale non si salva con la prescrizione.
@makc9734
@makc9734 2 жыл бұрын
@@elialuigitirro8215 Come hai scritto tu, in Italia abbiamo l'obbligo dell'azione penale, il PM è obbligato a procedere a meno che non ci sia una comprovata insussistenza del reato. Il problema e l'anomalia italiana rispetto agli altri paesi è la presenza della prescrizione e del reformatio in peius. Se chi appella non rischia un aumento della pena e anzi può arrivare a prescrizione, perchè non farlo? Questo all'estero non esiste, anzi, si punta anche sul patteggiamento che per i motivi suddetti in Italia non conviene. Altro punto è che l'imputato può mentire durante il processo, negli USA ci si può astenere, ma chi mente sotto giuramento rischia fino a 25 anni di galera, ben più del reato stesso. Pensa solo a quanto inciderebbe questo sui depistaggi nei grossi processi...
@elialuigitirro8215
@elialuigitirro8215 2 жыл бұрын
@@makc9734, la prescrizione non è una anomalia. Paesi civili come la Germania non hanno la prescrizione, ma per il semplice fatto che lì un processo penale dura in tutte le sue fasi tre anni al massimo. In Italia, tre anni dura solo il primo grado. In Germania la prescrizione sarebbe semplicemente superflua. Capitolo impugnazione. In Italia, il 75% delle sentenze di primo grado viene riformata in appello. Direi che il dato è eclatante: statisticamente, in Italia ha senso impugnare. La prescrizione anche qui c'entra poco. Nemo tenetur se ipsum accusari. L'imputato deve avere il sacrosanto diritto di non incolparsi, anche mentendo. Peraltro, cosa dobbiamo intendere per mentire? Professarsi innocente evita comportamenti intimidatori da parte dell'accusa. Del resto, il diritto di difesa è tutto qui.
@makc9734
@makc9734 2 жыл бұрын
@@elialuigitirro8215 Dimmi in quali altri paesi non si interrompe la prescrizione all'inizio del processo. La prescrizione è una anomalia, che è in buona parte la causa della lunghezza dei processi. Senza questo modalità che hanno i colpevoli per venire "assolti" i processi durerebbero molto meno, intaserebbero meno i tribunali e quindi ci sarebbero molte meno udienze da fare accorciando i processi. Circa il 75-80% dei ricorsi in Cassazione è inammissibile, questo basterebbe per far capire quanto sia voluta la lunghezza dei processi e la ricerca della prescrizione, indulto, depenalizzazione del reato ecc. Oltre al fatto che se uno è ai domiciliari come pena preventiva, questa viene scalata dalla pena definitiva, e se questo infine si arriva a meno di 4 anni da scontare non si va in carcere. Se guardiamo, tutto il sistema è fatto per non punire nessuno, a farne le conseguenze sono gli innocenti, chi non può permettersi anni di avvocati, magari con agganci in alto e i poveracci. E le vittime ovviamente. Non ho i dati sul ribaltamento delle sentenze tra primo e secondo grado, ma basta leggere i giornali sui casi eclatanti per capire che un fondamento di verità esiste. Togliendo ciò che altera le statistiche come l'avvenuta prescrizione, depenalizzazione ecc, se i giudici avessero molto più tempo per fare un processo, questo diminuirebbe il pericolo di errori e farebbe bene a tutti. Questo non vuol dire far durare un processo 40 anni anzichè 20, vuol dire che se fai una udienza al mese anzichè una ogni 6 hai già ridotto di sei volte la durata di quel processo (da 6 anni a uno!). Mentire sotto giuramento non vuol dire proclamarsi innocente e poi venire condannati, vuol dire che hai detto che quel giorno eri da un'altra parte, che non conoscevi Tizio, che hai visto Caio commettere quel reato ecc. ecc. Pensa a tutti i depistaggi di Stato, pensa solo al Caso Cucchi o Bolzaneto, pensa alle stragi italiane, pensa a chi non rischierebbe mai 25 anni di galera per una pena di 3 anni massima.
@giuliogalessi
@giuliogalessi 3 жыл бұрын
Ma di che stiamo parlando...gli avvocati sono la maggioranza del parlamento italiano, comanderanno sempre loro ...la vera uguaglianza ci sarà solo quando il parlamento sarà la vera espressione del popolo e non di un'oligarchia federativa che ha come unico interesse il proprio è quello clientelare
@elialuigitirro8215
@elialuigitirro8215 2 жыл бұрын
Almeno gli avvocati sanno di cosa parlano in tema di prescrizione. La maggioranza del popolo non sa nemmeno che cosa sia la prescrizione e come funziona.
@reuvennatanelneamt7027
@reuvennatanelneamt7027 6 ай бұрын
Non c'è alcuna oligarchia federativa imposta al popolo italiano dato che viviamo in una liberal democrazia in cui si vota anche molto spesso.
@silviodonnarumma4300
@silviodonnarumma4300 4 ай бұрын
@@elialuigitirro8215 LA PRESCRIZIONE E' USATA PER EVITARE I RPOCESSI. L'HAI CHIARITO PROPRIO TU IL CONCETTO!!!
@elialuigitirro8215
@elialuigitirro8215 4 ай бұрын
@@silviodonnarumma4300, lei ha evidenti problemi di comprensione del testo: io ho semplicemente detto che un avvocato, che ha studiato certe cose, sa di cosa parla (come lo sa un magistrato). Un quivis de populo, invece, non sa cosa sia la prescrizione. Ne sa a grandi linee il meccanismo di funzionamento, ma non ne comprende la ratio, i collegamenti con la Costituzione, i collegamenti con il fine della pena. Se per lei la prescrizione serve per evitare i processi, conferma la mia tesi: non sa di cosa sta parlando. La prescrizione non evita i processi, ma evita che lo Stato possa rivendicare vita natural durante una pretesa punitiva sul cittadino. Il problema non è la prescrizione, ma il fatto che i processi durino una eternità (essenzialmente per mancanza di personale e di risorse economiche).
@silviodonnarumma4300
@silviodonnarumma4300 4 ай бұрын
@@elialuigitirro8215 no la prescrizione è esattamente servile all'annullamento dei processi per taluni criminali. inoltre, quando anche un singolo fosse colpito dalla magistratura, la custodia cautelare in cacere ha massima durata di qualche anno e non di più e sol scattante nei casi di reati gravissimi. quanid quali danni da detenuto in atteso di giudizio vogliamo buttare di mezzo alla alberto sordi? non ce n'è uno.
@GiuseppeDANGELO123
@GiuseppeDANGELO123 3 жыл бұрын
Sono e sarò, sempre con voi
@mircapaganini2567
@mircapaganini2567 3 жыл бұрын
Questo si batte per i diritti dei ricconi non degli italiani
@reuvennatanelneamt7027
@reuvennatanelneamt7027 6 ай бұрын
La tua frase non ha senso oltre ad essere falsa. L'essere riccone non esclude essere italiano. Ti informo che al 2023 i dati ci dicono che l'Italia ha 411.000 milionari e 70 miliardari.
@tommasosummo4657
@tommasosummo4657 4 жыл бұрын
Avvocato Caiazza non ci lasci soli, continui a battersi per i diritti del Popolo Italiano
@angicelesteariel079
@angicelesteariel079 4 жыл бұрын
Ammiro, infinitamente, quest’uomo!
@federicogentili5827
@federicogentili5827 4 жыл бұрын
Ma per carità didio
@angicelesteariel079
@angicelesteariel079 4 жыл бұрын
Di G D Caiazza: Magistratura potere fuori controllo. Tre idee per riformarla. Il mio articolo per Il Riformista Parte malissimo, come d’altronde avevamo preventivato, la “riforma del CSM” che il Governo sta approntando sulla scia di quanto emerso, nell’ostentato stupore ipocrita dei più, dalla indagine della Procura di Perugia. Non poteva essere diversamente, d’altronde. Se ci si ostina a non voler vedere e comprendere ciò che emerge davvero dalla pesca a strascico del trojan installato nel telefono di uno dei magistrati più in vista e più influenti della governance associativa ed istituzionale della Magistratura italiana, il risultato non potrà che essere il solito intervento gattopardesco, che nulla cambia ed anzi, in questo caso, addirittura cambia in peggio. Ha ben ragione Luca Palamara quando mette subito in chiaro, nella sua recente intervista televisiva, che quel “sistema delle correnti”, un sistema condiviso e praticato dalla intera magistratura italiana, ha insediato tutti, ma proprio tutti i vertici degli uffici giudiziari italiani. Non è che il sistema fa orrore se non nomina Di Matteo alla Procura anti-mafia, ed è virtuoso se nomina Gratteri alla Procura di Catanzaro: è lo stesso nell’un caso e nell’altro, prendere o lasciare. O dobbiamo immaginare che la nomina del dott. Davigo a Presidente di Sezione della Corte di Cassazione sia avvenuta in virtù di una epifania dello Spirito Santo? Se ad una carica concorrono più magistrati con profili di carriera grosso modo comparabili, la scelta esprimerà necessariamente una opzione “politica”; altrimenti si faccia un test attitudinale, e chi fa più punti vince. D’altronde, qualunque libera associazione di persone si articola in correnti (di pensiero o di interessi, non importa), una inerzia semplicemente ineliminabile. Ora si vuole tornare a valorizzare l’anzianità, ma non fu questa la ragione per la quale si gridò allo scandalo per la scelta di Meli anziché di Giovanni Falcone? Il Ministro Bonafede pensa di risolvere la questione modificando il sistema elettorale. Ci dovrebbe spiegare allora cosa lo autorizzi a pensare che l’abolizione del collegio unico nazionale indebolisca il peso delle correnti, ma non lo rafforzi in modo decisivo il ballottaggio al secondo turno. Se si vuole affievolire il dominio correntizio, bisogna semmai rafforzare, non demagogicamente indebolire, la presenza della componente non togata del Consiglio, che per inciso risulta, e non a caso, totalmente assente ed ininfluente nelle dinamiche scoperchiate dal trojan. Parificare il numero dei togati e dei laici, eccola una soluzione sensata. Ma la magistratura italiana la aborre, dando fiato alle trombe della immancabile, pretestuosa difesa della “indipendenza della Magistratura”, che in verità non ha dato di sé una prova commendevole, sciamando senza freni tra ristoranti notturni e cene organizzate con geometrica potenza politico-giudiziaria. Ma da questo punto di vista la magistratura italiana, certamente nei suoi vertici politici ed istituzionali, ma anche nel consenso elettorale che la sorregge, è irredimibile, e come se niente fosse invoca, sempre in nome della famosa sua indipendenza, “l’auto-riforma”, che significa una riforma scritta dal legislatore sotto sua dettatura. D’altronde, l’idea è quella: il Parlamento sarà pure democraticamente eletto, ma è popolato da attentatori della indipendenza della magistratura: giù le mani dagli “eletti” (nel senso questa volta mistico del termine). La soluzione del problema, caro Ministro, sta altrove. Quello disvelato dal trojan è lo spettacolo di un potere divenuto incontrollabile, irresponsabile, onnivoro. Una Procura della Repubblica, si dice, vale un Ministero. Errore, molto ma molto di più! Una Procura può fare e disfare Governi, Giunte regionali, Sindaci, partiti politici, Pubbliche Amministrazioni, aziende pubbliche e private, solo iscrivendo -o non iscrivendo- nel registro degli indagati le persone giuste. Nella cultura giustizialista di questo Paese la giurisdizione si esaurisce nella indagine, anzi nemmeno, nella ipotesi di indagine. La sentenza, quella del Giudice, quella che ci dirà infine se l’indagine fosse giusta o sbagliata, fondata o infondata, non interessa a nessuno, ed anzi quando assolve induce al sospetto. Non conta nulla il Giudice, in questo Paese. Conta il Pubblico Ministero, ed infatti i magistrati italiani (contenti loro, verrebbe da dire) eleggono da sempre ai propri vertici i Pubblici Ministeri, che pure rappresentano il 20% scarso dell’elettorato togato, i quali in tal modo governano la giurisdizione, orientando le nomine ai vertici degli uffici, condizionando il potere disciplinare, decidendo i distacchi dei fuori ruolo presso l’esecutivo (Ministero di Giustizia in primis). Perciò la soluzione è una sola: separazione delle carriere tra PM e Giudici, doppio CSM, fine dei distacchi presso l’esecutivo. Esattamente le cose che questo Governo non farà mai, e contro le quali la magistratura italiana combatterà la partita della vita. In nome della propria indipendenza, naturalmente.
@makc9734
@makc9734 4 жыл бұрын
@@angicelesteariel079 Non si capisce mai perchè se trovano un politico corrotto o mafioso è un caso isolato (e ce ne sono a centinaia), idem se sono carabinieri (caso Cucchi) o l’esercito (depistaggi di Stato; trattativa Stato-mafia), mentre se è un magistrato allora tutta la magistratura è corrotta, quindi a rigor di logica perfino Falcone, Borsellino, Di Matteo e Gratteri dovrebbero essere toghe rosse… Forse perché in questo caso era uno dei vertici della magistratura, ma allora anche nel caso Andreotti o Dell’Utri o la P2 o Casini che ha difeso Cuffaro fino all’ultimo nonostante le prove certe, dovrebbero aver richiesto una riforma sostanziale della politica, almeno vietare di venire eletti ai condannati come avviene perfino per i bidelli ad esempio. Inoltre proprio Palamara è stato scoperto grazie agli altri magistrati e alle intercettazioni disposte da loro. Ed è stato isolato e fatto sospendere. Nella politica invece questo non avviene mai, si vogliono proibire le intercettazioni e i colleghi li difendono li fino all’ultimo, votando sempre a favore della immunità parlamentare, anche quando i reati non sono in ambito politico o se le prove sono schiaccianti. Loro non si isolano affatto da chi commette reati o illeciti, poi quando arriva una sentenza definitiva allora si da colpa alla magistratura politicizzata…. Basterebbe che fossero loro a espellere per primi le mele marce e avremmo già risolto tutti i problemi. La magistratura non è un ente superiore, è corruttibile, è infiltrabile, ma questo avviene sia da destra che da sinistra e quando accade di solito c’è proprio la politica in mezzo, non è che aggiungendo altri “laici” risolveremmo i problemi, anzi li aumenteremmo di sicuro. Sicuramente ci vogliono riforme nel merito, ma attenzione da chi le vuole fare e per quale motivo, chi ha sempre l’idea che i potenti non devono essere mai processati, tantomeno finire in carcere non ha nessun titolo per metterci mano perché vorrebbe solo peggiorare le cose e assoggettare un potere di controllo che la stessa Costituzione prevede. E difatti, ma qui si aprirebbe un lungo discorso, se i processi durano troppo e sono spesso infruttuosi, non è certo colpa della magistratura che ha il rapporto più alto tra il numero di magistrati e processi svolti, ma della politica che fa leggi confuse, controverse, con possibilità di appelli dilatori senza svantaggi, pene effettive ridicole in proporzione ai reati, e pene sotto i 4 anni ai servizi sociali o ai domiciliari. Quindi mi ripeto, se non abbiamo abolito (o accusato tutta) l’arma dei carabinieri per il caso Cucchi o la politica per i casi Andreotti e Dell’Utri, allora non ha senso farlo per la magistratura, specie se questa ha sempre cercato di espellere chi commette un dolo, categoria più unica che rara.
@angicelesteariel079
@angicelesteariel079 4 жыл бұрын
MAGISTRATI ITALIANI, TODOS CABALLEROS. di Gian Domenico Caiazza Noi penalisti italiani continuiamo ad insistere, quasi sempre da soli, nella denunzia delle più eclatanti anomalie che caratterizzano, nel mondo, l’ordinamento giudiziario italiano, e che puntualmente non vengono nemmeno sfiorate dalla “epocale” riforma che il Ministro di Giustizia va annunciando in queste settimane. Oggi però non vi parlerò di separazione delle carriere, ma di altre due perle che troverete solo in Italia. La prima è quella dei c.d. “fuori ruolo”. Ad ogni nuovo governo, quasi 200 magistrati vengono sospesi dalle funzioni giurisdizionali per le quali hanno vinto un concorso, e vengono sparpagliati ad occupare cariche direttive cruciali nei vari Ministeri del nuovo esecutivo, in primis (oltre cento) nel Ministero di Giustizia. Il distacco viene richiesto dai singoli Ministri, e nel CSM opera una Commissione ad hoc che li vaglia e li autorizza. La dimensione del mercato politico che ne viene fuori è agevolmente immaginabile. Con quale credibilità la Magistratura italiana possa denunciare con sdegno l’attentato alla propria indipendenza che sarebbe insita, per esempio, nella prospettiva da tanti di noi auspicata della separazione delle carriere, mentre coltiva e difende con pervicacia questa inaudita (nel mondo, intendo proprio dire) commistione tra potere giudiziario e potere esecutivo, Dio solo lo sa. Ma poiché “gutta cavat lapidem” (la goccia scava la pietra), il Prof. Valerio Onida, giurista insigne, Presidente Emerito della Corte Costituzionale nonché Direttore per alcuni anni della Scuola Superiore della Magistratura, con un ampio e definitivo articolo sul principale quotidiano italiano lancia finalmente il sasso nello stagno. Speriamo che il Ministro Bonafede legga il Corriere della Sera, e si occupi non tanto di precludere carriere direttive dopo i distacchi, ma proprio di abrogare le norme che consentono questa anomalia, dobbiamo ripeterlo, unica al mondo, che letteralmente consegna il Ministero di Giustizia al potere giudiziario. L’altra anomalia -ancora una volta, mondiale- è quella per la quale nella carriera magistratuale italiana non esistono più le promozioni, come pure pretenderebbe la nostra Costituzione, ma solo le “valutazioni di professionalità” che, guarda un po', finiscono per promuovere tutti e comunque. La percentuale dei magistrati che le superano positivamente -tenetevi forte, non è uno scherzo- è del 99,9%. Insomma, se non sei un assassino, un maniaco, o una persona gravissimamente disturbata, progredirai in carriera automaticamente, raggiungendo il livello massimo di carriera, stipendio, pensione e trattamento di fine rapporto. Questa incredibile assurdità risale già agli anni 70 (leggi 570/1966 e 831/1973), e da allora la promozione di carriera non corrisponde ad alcuna vacanza organica nei gradi superiori di giurisdizione. Non è che si liberano venti posti di consigliere di Corte di Appello o trenta di consigliere di Cassazione, e tu li metti a concorso, valutando i meritevoli. La progressione in carriera va con il pilota automatico, a prescindere dalle effettive necessità dell’organico. Nel 2007 il legislatore ha tentato di rimediare a questa autentica assurdità, prevedendo criteri di valutazione più severi sanzionati addirittura con la declaratoria di inidoneità alla funzione. Risultato? Se le valutazioni positive di professionalità oscillavano, tra il 1979 ed il 2007, tra il 99,1 ed il 99,6 per cento, dopo il 2007 sono arrivate al 99,9%. È l’autogoverno, bellezza: todos caballeros. Il risultato è che i magistrati in servizio che ogni anno giungono al vertice della carriera sono circa il 25%. Come se nell’esercito, composto da centomila militari, ci fossero 25mila generali. Volete qualche numero per fare una comparazione? In Germania il numero dei magistrati giudicati “eccellenti” oscilla tra il 5 ed il 10 per cento, in Francia si assesta sull’8%. Comprenderete che in quei Paesi sarà molto più facile selezionare i meritevoli delle cariche direttive o semidirettive. Mentre qui da noi, l’appiattimento qualitativo rende impossibili giudizi di merito certi, e necessariamente entra in gioco l’appartenenza correntizia. Ecco perché ogni anno in Italia si registrano 250 ricorsi al TAR avverso le nomine operate dal CSM: ogni ricorrente sa che potrà agevolmente contestare che il nominato lo meritasse più di lui. Sapete in nome di che cosa si è radicato questo scempio unico al mondo? Ma che domande, in nome dell’indipendenza della Magistratura! Un sistema fondato su reali valutazioni di merito si tradurrebbe -questa è la tesi- in possibili controlli politici o condizionamenti del magistrato: meglio promuovere tutti. Noi difendiamo senza riserve l’indipendenza della Magistratura, ma non quella usata come uno spauracchio per abortire qualunque riforma sgradita alla corporazione. Ed infatti, sta prendendo forma in questi giorni una riforma gattopardesca dell’ordinamento giudiziario, che cambierà qualche cosuccia perché nulla cambi che sia sgradito al più intangibile, incontrollabile potere della nostra Repubblica.
@makc9734
@makc9734 4 жыл бұрын
@@angicelesteariel079 Sarebbe bello discutere senza copia & incolla, cosa che fa pensare che non ci sia dietro un reale pensiero legittimo ma il dover seguire ciò che viene comandato dall'alto. Ma almeno io resterò sul merito, senza spostare gli argomenti non potendoli confutare come è appena stato fatto: - "fuori ruolo". Facciamolo, non è un problema. E semmai è la politica a voler reclutare i magistrati e non viceversa. E questo dimostrerebbe quanto era sbagliata la Vs proposta di mettere più politici a comandare la magistratura! - "La carriera di magistrati" ma questo incide sulla lunghezza dei processi o sul loro esito? E questo sistema serve per evitare che i politici o i "Palamara" decidano chi deve avanzare e essere promosso e chi deve fare la fine di Falcone. Siamo sicuro che staremmo meglio con un "Re" che decide chi punire e chi portare avanti? E che ad esempio chi dopo 3 gradi di giudizio e una corte europea dei diritti dell'uomo possa denunciare il proprio giudice, anche solo per intimidire? Del tipo che i magistrati diventerebbero deboli con i forti e forti con i deboli? O magari eletti dal popolo, in modo da non assolvere o condannare in base alle leggi e alla giustizia, ma al consenso popolare? In pratica a me sembra più una casta di avvocati che essendo in numero assolutamente spropositato non vogliono perdere clienti e cavilli per farli assolvere, non certo una casta di magistrati che non ha niente da guadagnare nel allungare i processi e darsi automaticamente più lavoro. Fosse per loro, fossero "Komunisti", manderebbero tutti in galera alla prima udienza e non li assolverebbero dopo 15 anni e una infinità di ore di lavoro. E tutti questi copia e incolla non hanno nulla a che fare con l'inefficienza nei tribunali, è più un attacco gratuito abbastanza slegato dai veri problemi del cittadino medio
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