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E’ bene comprendere che, a seconda di dove poniamo l’accento nel definire la società civile organizzata, ne derivano definizioni differenti. Questo è il caso della definizione data di “Non Profit”, che accentua significativamente l’aspetto economico del settore e che lo confronta, implicitamente, al mondo del “For Profit”. Scopriremo che questa definizione, che anche noi, qui in Italia, abbiamo comunemente adottato, ha origini nella tradizione anglo-americana.
Se accentuiamo più la dimensiono socio-poltica, allora ci rendiamo conto del significato dato alla denominazione di “Terzo Settore” che si afferma maggiormente in quei paesi dove la funzione primaria dello Stato, precede quella secondaria del Mercato e relega ad una funzione ultima quella del privato sociale che interviene, in qualche forma, a correggere le mancanze del Primo Settore (lo Stato) e le distorsioni del Secondo Settore (il Mercato capitalistico).
Se guardassimo maggiormente alla dimensione sociale-mutualistica, di tradizione squisitamente italiana, avremmo potuto e forse dovuto utilizzare una definizione più appropriata che meglio rappresentasse la nostra lunghissima tradizione e meglio raccontasse il tessuto all’interno del quale si è formato questo fenomeno sociale. In Italia, per comprendere il Terzo Settore o Non Profit dovremmo meglio indagare la sfera informale, il mondo vitale, la partecipazione civile che ha spesso rappresentato la spinta per la nascita di organizzazioni all'interno del settore. Probabilmente meglio sarebbe stato definirlo come “Privato Sociale” o “Società Civile Organizzata”, ma ormai, nel nostro gergo codificato, abbiamo adottato anche noi italiani la definizione del Terzo Settore tant’è che è ormai divenuta una definizione giuridica acquisita e normativamente vincolante.