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Francesco, celebrazione della penitenza 13 marzo 2015
La trasformazione del cuore che ci porta a confessare i nostri peccati è “dono di Dio”. Da noi soli non possiamo. Il poter confessare i nostri peccati è un dono di Dio, è un regalo, è “opera sua” (cfr Ef 2,8-10). Essere toccati con tenerezza dalla sua mano e plasmati dalla sua grazia ci consente, pertanto, di avvicinarci al sacerdote senza timore per le nostre colpe, ma con la certezza di essere da lui accolti nel nome di Dio, e compresi nonostante le nostre miserie; e anche di accostarci senza un avvocato difensore: ne abbiamo uno solo, che ha dato la sua vita per i nostri peccati! E’ Lui che, con il Padre, ci difende sempre. Uscendo dal confessionale, sentiremo la sua forza che ridona la vita e restituisce l’entusiasmo della fede. Dopo la confessione saremo rinati.
Benedetto XVI, discorso ai partecipanti al corso promosso dalla Penitenzieria apostolica 25 marzo 2011
Cari sacerdoti, non trascurate di dare opportuno spazio all’esercizio del ministero della Penitenza nel confessionale: essere accolti ed ascoltati costituisce anche un segno umano dell’accoglienza e della bontà di Dio verso i suoi figli. L’integra confessione dei peccati, poi, educa il penitente all’umiltà, al riconoscimento della propria fragilità e, nel contempo, alla consapevolezza della necessità del perdono di Dio e alla fiducia che la Grazia divina può trasformare la vita. Allo stesso modo, l’ascolto delle ammonizioni e dei consigli del confessore è importante per il giudizio sugli atti, per il cammino spirituale e per la guarigione interiore del penitente. Non dimentichiamo quante conversioni e quante esistenze realmente sante sono iniziate in un confessionale!
Giovanni Paolo II, discorso a gruppi di pellegrini diocesani, 3 marzo 1984
Per compiere una fruttuosa confessione occorrono infatti una predisposizione interiore, una riprovazione del peccato commesso, col proposito di non peccare più: occorre, in una parola, una vera contrizione, cioè il dispiacere per l’offesa rivolta a Dio e per la maliziosa deformità del peccato.
Non abbiate timore di ricorrere spesso alla virtù del sacramento della Penitenza. Esso può sembrare una cosa ardua per chi non ha mai fatto l’esperienza liberatrice e consolatrice dell’assoluzione sacramentale, ma colui che ne ha sperimentato i benefici sa che i momenti di una Confessione sincera sono fra i più confortanti e i più decisivi della vita. Cogliete, perciò, questa singolare occasione per restituire a questo sacramento tutta la devozione, la gratitudine e la gioia, che esso merita dalla vostra fede e dalla vostra pietà.
Giovanni XXIII, radiomessaggio in occasione dell’inizio della Quaresima 27 febbraio 1963
O Signore Gesù! che sul limitare della vostra vita pubblica vi ritiraste nel deserto, vogliate attrarre tutti gli uomini al raccoglimento che è inizio di conversione e di salute. (...) E come voi, agnello di innocenza, vi presentaste a Giovanni in atteggiamento di peccatore, attraete anche noi, Gesù, alle acque del Giordano.
Là vogliamo accorrere per confessare i peccati nostri, e purificare le nostre anime. E come i cieli aperti annunziarono la voce del Padre vostro, che di voi, o Gesù, si compiaceva, così, superata vittoriosamente la prova, vissuto austeramente il periodo quadragesimale, su gli albori della vostra resurrezione, possiamo riudire nelle intimità nostre la stessa voce del Padre celeste, che in noi riconosce i figli suoi.