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Alcuni mi chiedono se i problemi dei figli siano più legati alla coppia o alla genitorialità. La risposta è: dipende. Se parliamo di violenza domestica, la questione è chiara e va affrontata immediatamente. Altrimenti, in base all’età del bambino, la questione diventa più sfumata.
I primi anni di vita
Nei primi 3 anni di vita, le cure responsive possono creare un bozzolo di sicurezza attorno ai piccoli, proteggendoli dai conflitti coniugali. Tuttavia, ciò non deve erodere le risorse del genitore, spesso la madre, portandola al burnout genitoriale. Non a caso, la ricerca evidenzia quanto sia impegnativo il ruolo di genitore. La consulenza perinatale può essere cruciale in questa fase.
L'impatto sulla coppia
Le cure responsive, sebbene fondamentali per il bambino, possono lasciare la coppia al proprio destino. I tassi di divorzio tendono ad aumentare nelle coppie che diventano genitori. Il bozzolo protettivo è fragile se le difficoltà di coppia compromettono la capacità dei genitori di lavorare come una squadra. Quando la squadra funziona, la genitorialità può diventare un rifugio dal freddo relazionale tra i partner. Questo equilibrio persiste fino all'adolescenza dei figli, quando il loro crescente bisogno di autonomia spesso riaccende le dinamiche di coppia.
Il mio parere
In questo quadro complesso, ritengo che si possa sempre lavorare in modo indiretto con i genitori. Quando si sblocca il problema del bambino, si può capire come procedere. Sbloccare non significa sempre risolvere. In base all’effetto dell’intervento sui figli, si può passare alle dinamiche di coppia. Il bambino cresce rapidamente e non ha i tempi delle relazioni adulte. Una volta messo in sicurezza il bambino, si può affrontare la situazione della coppia, discutendo sia di connessione emotiva sia di aspetti pratici come la gestione dell'autonomia economica e personale, e i rapporti con i suoceri.
Conclusione
Tre consigli? No, questa volta è più complesso di così. 😊
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