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“Oggi più che mai l’attenzione mondiale si è trasferita sull’ISIS, sullo stato islamico, sulla Siria, sull’Iraq, pochi pensano alla Terra Santa, all’occupazione, ai muri che ci separano, al check point, alla non- libertà di accesso ai Luoghi Santi, nessuno parla di noi, non trovi nessun articolo, ma io continuo ad alzare la voce, a lamentarmi, ad avvertire l’opinione pubblica, non mi taccio, non ho il diritto di stare zitto, alzo la voce”. Così dichiara a SOUL Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme, nell’intervista a Monica Mondo.
A colloquio per trenta minuti con Tv2000 nell’ambito di uno “speciale” dedicato ai protagonisti del Festival delle Religioni in corso a Firenze, il Patriarca riflette sui delicati equilibri tra Israeliani e Palestinesi in Terra Santa e dice: “Mi sento ogni tanto umiliato perché la gente spera tanto nel Patriarca, o nel Papa, ma spesso sia il Papa che il Patriarca siamo incapaci di fermare questa macchina di violenza, di persecuzioni, d’ingiustizia che la mia gente, la nostra gente subisce. La Terra Santa è la terra di tutti”.
“Gerusalemme è la città della pace - prosegue - e non ha mai conosciuto la pace; unisce tutte le fedi, i cristiani, e tutti li divide. Gerusalemme è una contraddizione: ha fatto piangere Gesù, e le sue lacrime sembrano non aver portato risultato, la sua agonia continua attraverso le lacrime di tante vedove, orfani, innocenti. Non puoi vivere, non puoi amare Gerusalemme senza la croce”.
“Neanche la pace - sottolinea - non sarà mai pace per un popolo solo: o tutti godiamo di questa pace o continuiamo in questo ciclo di violenza che fa male a tutti, che fa male all’occupante e all’occupato.”