Italy must have the most talented Bildhauers in the World so beautiful thanks for sharing
@mischelleaubel41124 жыл бұрын
very nice see alot of flood bodies turn to stone an some nice statues among them
@barbaradethierry7171 Жыл бұрын
Che finezza gli scultori di queste opere immortali, dalle espressioni dei volti ai panneggi fino ai delicati merletti. Stupende opere ‼️
@gianfrancogalie441410 жыл бұрын
wonderful
@solitarioanonimo91399 жыл бұрын
“A Genova, per più di un secolo, le famiglie dei grandi mercanti o professionisti fecero a gara nell’erigere cappelle squisitamente domestiche. Le vediamo tutt’attorno a due grandi quadrilateri e sulle terrazze della collina, dove gli echi di Canova evidenti nei primi esempi, si smorzano in sussurri di Mestrovic e di Epstein nei più recenti. Sono in marmo o in bronzo: un affastellato compatto e intricato. Figure più o meno drappeggiate, simboli di lutto e speranza. Sono qui collocate in disinvolta intimità con i ritratti dei defunti di un realismo inquietante. Qui stanno le immagini dei cari estinti che mostrano, sull’arco di un secolo, le mutevoli mode: l’uomo coi basettoni, vestito alla finanziera, occhialuto; la signora in crinolina, scialle guarnito di pizzi, il cappellino di piume, ogni bottone o laccio esattamente riprodotto… da sinistra: Tomba Molinari, Tomba Casella, Tomba di Giuditta Varni sotto: Tomba Lavarello E gli angeli di marmo che emergono, consolatori, dalle porte di bronzo, sussurrano qualcosa all’orecchio dei parenti inginocchiati: veri tableaux vivants! In uno di questi gruppi l’illusione doppia: una mamma di marmo regge il bambino che bacia il busto di marmo del padre! Verso gli anni ’80 lo stile liberty ammorbidisce il troppo acuto cesello. Quello che è stato fatto dopo il 1918 non ha alcun interesse per il vero conoscitore. Il Camposanto di Genova, nel pieno e vero senso della parola, è un museo dell’arte borghese della seconda metà del secolo scorso. Il Père Lachaise e l’Albert Memorial sono nulla al confronto e la loro scomparsa non sarebbe una perdita grave fino a quando questa collezione esisterà”. Evelyn Waugh, "A Tourist in Africa" (Londra, 1960).