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Nel 1915 un milione e mezzo di armeni furono assassinati nell’Impe- ro Ottomano seguendo un piano stabilito in anticipo ed eseguito me- todicamente con lo scopo ultimo di distruggerne la civiltà. Come scrive il giornalista francese Henry Barby “Nell'oriente sta morendo la nostra sorella, e sta morendo solo perché è la nostra sorella, il suo delitto è che ha condiviso i nostri sentimenti, ha amato quello che amiamo noi, ha pensato così come pensiamo noi, ha creduto a tutto quello in cui crediamo noi, ha valorizzato come noi la saggezza, la giustizia, poesia ed arte” Gli armeni furono così vittime di un genoci- dio che sarebbe diventato un riferimento funesto per coloro che ven- nero dopo. Da allora, i governi turchi che si sono succeduti hanno combattuto energicamente per far dimenticare questo triste episodio del passato del loro paese. Ancora oggi, soprattutto in Turchia, il semplice fatto di enunciare questa verità storica scatena, contro colo- ro che lo fanno, una violenta opposizione, minacce fisiche e in qual- che caso perfino la morte. Il negazionismo alimenta il razzismo e
l’odio contro gli armeni e altre minoranze non musulmane. Alcuni vorrebbero far credere che ammettere la realtà del genocidio armeno sia un attacco contro tutti i turchi e contro la stessa nazione turca, quando di fatto si tratta di una denuncia al negazionismo e di un pas- so avanti per la giustizia e la democrazia.