Il Noir nel Fotoromanzo

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C'era una volta il classico

C'era una volta il classico

Күн бұрын

Пікірлер: 6
@andreagianelli5273
@andreagianelli5273 3 ай бұрын
Non incasellerei sic et simplicter il fotoromanzo nel noir,mancando almeno tre elementi base del suddetto genere: un sistema corrotto (di corrotto c’è solo il protagonista), il destino (nero) come una trappola dalla quale non si può uscire (lo sceriffo, invece, ha la libertà di cambiare il suo destino,ma la rifiuta) e l’inesistenza di una possibilità di redenzione (qui c’è, ed è rappresentata dall’amica). Assolutamente corretta la contestualizzazione precisata nel video col genere “poliziottesco” (è presente,credo non a caso,Franco Gasparri, protagonista della trilogia di “Mark il poliziotto”,versione patinata del genere): il fotoromanzo, un misto di noir e di melodramma, si può effettivamente considerare una presa di posizione forte proprio contro il “poliziottesco” nella sostanza di un giudizio morale duro e impietoso. Lo sceriffo rappresenta l’eroe tipico del genere “poliziottesco”,e viene umanamente (e giustamente) fatto a pezzi. Del resto, l’eroe del “poliziottesco” era tutto meno che un eroe: il suo perseguire i criminali all’insegna della vendetta e distorcendo egli stesso le leggi che doveva incarnare lo rendeva a sua volta un criminale, come un criminale,di fatto, è lo sceriffo, cinico e spietato. Sono veramente tante le tematiche proposte da questo fotoromanzo. Evito, lasciandolo ad altri, quella del rapporto tra vendetta e giustizia, ormai frequente in molti video di questo canale. Mi limito a due spunti di riflessione. Il primo è legato al significato di libertà: il fotoromanzo lo esplicita con rara chiarezza. Libertà non è una semplice facoltà di scelta, ma coincide con lo scegliere bene. Chi sceglie male cessa ipso facto di essere libero. Lo sceriffo rifiuta la possibilità di redenzione offertagli dall’amica: nel momento stesso del rifiuto perde la sua libertà e resta prigioniero dei suoi sentimenti di odio e di vendetta fino al tragico finale. Non si ha la libertà; si è liberi oppure no. La libertà è una questione esistenziale, pratica, non filosofica. Infine, il fotoromanzo è scritto nel 1977, un contesto molto diverso dal nostro; non manca, però, d’attualità. La tentazione di amministrare la giustizia con propositi di vendetta, calpestando la dignità degli altri è, purtroppo, ordinaria perfino in un Paese come il nostro. Leggevo l’ultimo rapporto dell’Associazione Antigone che si occupa dei problemi carcerari: le carceri sono sovraffollate (61.480 detenuti al 30 giugno, su 51.234 posti regolamentari; meno di tre metri quadrati a testa nel 27,3% degli istituti visitati dall’associazione), con 58 suicidi, di cui 10 solo nel mese di luglio e 12 in giugno. In maggioranza i detenuti sono tossicodipendenti e/o disperati che si sono messi a rubare perché abbandonati a sè stessi. Giustamente il rapporto si chiede se questo sia un modo dignitoso di amministrare la giustizia o una forma di vendetta dello Stato che usa le carceri come discarica per quelli che considera “rifiuti della società”. Non è un atteggiamento diverso dal protagonista del fotoromanzo. L’associazione chiede un maggior accompagnamento e misure più attente e rispettose della dignità di queste persone (anche un criminale non perde mai la dignità di uomo): è la voce della ragazza protagonista del fotoromanzo. Al governo, ma anche a ciascuno di noi, è chiesto di scegliere se stare dalla parte della vendetta (e di Brian) o della giustizia (e di Wendy).
@ceraunavoltailclassico1180
@ceraunavoltailclassico1180 2 ай бұрын
Ciao Andrea, grazie per il tuo commento sempre interessante. Penso che questo video mette in campo altre tre tematiche che meritano di essere approfondite:: il concetto di ossessione del protagonista con tutte le sue implicazioni, il senso del limite e anche il titolo merita una riflessione (Neppure una lacrima). Ciao!
@andreagianelli5273
@andreagianelli5273 2 ай бұрын
@@ceraunavoltailclassico1180 Assolutamente d'accordo. Infatti l'avevo scritto nel mio commento: le tematiche sono tantissime, alcune delle quali proprio queste tre. Ne aggiungerei almeno altre due. Anzitutto, la madre dello sceriffo, un personaggio nascosto in tutti i sensi, non solo a livello di comparsa nel romanzo, ma anche nella vita del figlio. E' tragico vederla impotente verso la deriva del figlio. Ci sarebbe da dire molto sull'ambiente educativo familiare forse un po' troppo da "Mulino Bianco" nel quale è cresciuto lo sceriffo e a causa del quale, poi, ha pagato le conseguenze. Infine, il problema dell'elaborazione del lutto, anch'esso un drammatico problema educativo nel quale occorrono due libertà che si incontrano: quella della vittima e quella di chi l'aiuta. Anche qui spicca la tragica assenza della madre, lei per prima incapace a superare la tragica morte del marito e, dall'altra parte, la "tragica presenza" dello sceriffo che rifiuta ogni tipo di aiuto da parte di Wendy. Di tematiche, quindi, ce ne sono, e ce ne sarebbero di ulteriori, ma sarebbe bene che qualcuno esca allo scoperto ed espliciti la propria opinione, altrimenti diventa un monologo.
@marinalvocavalcanti-kx5nm
@marinalvocavalcanti-kx5nm 2 ай бұрын
MAIS o maior Sucesso foi as aventuras de jarques Douglas com Luciano franciole E Adriana Rame. Nós. ANos 70. Fez. História. As aventuras de jarques Douglas. Ok?
@andreagianelli5273
@andreagianelli5273 2 ай бұрын
@@marinalvocavalcanti-kx5nm Siamo in Italia....
@marinalvocavalcanti-kx5nm
@marinalvocavalcanti-kx5nm 2 ай бұрын
@@andreagianelli5273 marinalvo Rossi de lgarassu Recife pe. Brasil. Graças! Ragazea. Ok?
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