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"Il nostro caro angelo" di Lucio Battisti è un pezzo che mi ha sempre messo una grande nostalgia, anche quando lo ascoltavo da piccolo, che è tutto dire, insomma.
Quel solo di basso dell'intro mi ha sempre evocato ricordi di vecchi edifici industriali dismessi, che negli anni ottanta si trovavano facilmente dalle mie parti, dove la natura stava riprendendo il sopravvento sugli attrezzi arruggini lasciati lí col cielo bianco autunnale e poi le cantine delle nonne, il loro tipico odore di muffa e gli oggetti impolverati, a volte tesori, tipo vecchie figurine o vecchi Topolini, coi soffitti un po' imbarcati che mi sa che oggi hanno tutti approfittato del bonus 110 per farle diventare monolocali di pregio.
Comunque Battisti era uno che, nonostante gli capitasse tra le mani un capolavoro purissimo del genere, lo provava e riprovava, cambiando tempo, velocità, tonalità, interpretazione e arrangiamento, allontanandosi dall'idea originale per poi magari riapprodarci con la consapevolezza di aver esplorato in lungo e in largo quei luoghi dell'anima.
La versione che sentite qua sotto infatti non si basa sulla versione originale, ma su un suo demo, che venne alla luce un giorno, molto più lento, in siminore, dall'atmosfera pinkfloydiana...
Adesso che ci penso, questa canzone mi mette una nostalgia dell'infinito...