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Entrare nell’area archeologica di Cuma è come attraversare una serie di diaframmi. Il primo è proprio quello che ti permette l’accesso all’acropoli, attraverso un complesso sistema difensivo. Quindi un diaframma anche cronologico, dove Greci, Sanniti, Romani e Bizantini si susseguono nell’occupazione-
Po c’è un altro diaframma, particolarmente affascinante, che ci mette in comunicazione tra mito, archeologia, letteratura e realtà storica da indagare. È l’Antro della Sibilla, citata nel Livro VI dell'Eneide
Amedeo Maiuri, che la scavò negli anni Venti-Trenta del ‘900, non aveva dubbi: nella sua bella prosa letteraria quei cento accessi, cento porte, erano proprio quelli della galleria lunga 130 metri, alta 5 e larga due e mezzo, con un insolito profilo trapezoidale.
Le valutazioni archeologiche più recenti ci parlano invece di una galleria ad uso militare, tra il IV e III secolo a.C., connesso anche a canalizzazioni delle acque e frequentato anche come sepolcreto paleocristiano.