È la fine del mondo!

12PORTE - 15 novembre 2012: 33ma domenica T.O. B
Nell'itinerario delle Letture bibliche domenicali ci ha accompagnato in questo anno liturgico il Vangelo di san Marco, che lasciamo in questa domenica con una parte del discorso di Gesù sulla fine dei tempi.
La descrizione è impressionante: sembra quasi di rivedere al contrario la prima pagina del libro della Genesi, dove si raccontava la settimana della creazione.
Una dopo l'altra le creature occupavano il loro posto sullo scenario del cosmo. Ora invece, nelle parole di Cristo, si annuncia profeticamente, la loro uscita di scena: "il sole si oscurerà,
 la luna non darà più la sua luce,
 le stelle cadranno dal cielo".
C'è una frase che colpisce per la sua chiarezza sintetica: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno" (Mc 13,31).
Gesù dichiara che tutto è destinato a "passare". Non solo la terra, ma anche il cielo, che qui è inteso appunto in senso cosmico, non come sinonimo di Dio.
La Sacra Scrittura non conosce ambiguità: tutto il creato è segnato dalla finitudine, compresi gli elementi cosmici che le antiche mitologie divinizzavano; non c'è nessuna confusione tra il creato e il Creatore, ma una differenza netta.
Con tale chiara distinzione, Gesù afferma che le sue parole "non passeranno", cioè stanno dalla parte di Dio e perciò sono eterne.
C'è poi il tema del "giorno e dell'ora", sul quale fin dai tempi dei Padri della Chiesa si sono versati fiumi di inchiostro e di parole per comprendere il senso di quanto Gesù dice: "nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre".
Qui c'è un problema formale riguardo alla cristologia: come è possibile che il Figlio non conosca ciò che conosce il Padre, se l'amore e la conoscenza reciproca del Padre e del Figlio sono perfetti?
A me sembra che qui Gesù voglia dire in modo paradossale che questo punto non è oggetto di rivelazione.
Il tentativo di conoscere il giorno e l'ora della fine del mondo (e potremmo dire anche della nostra fine personale), è sempre stato oggetto di smaniosa curiosità da parte degli uomini.
Ma questa conoscenza, non è per nulla un bene per l'uomo: se conoscessimo il giorno e l'ora, tutta la nostra vita sarebbe polarizzata da quel momento. Gesù vuole invece persuaderci che tutta la vita è preziosa, che ogni istante è decisivo, che ogni momento è quello che conta.
Se conoscessimo il giorno e l'ora della fine, perderemmo in realtà di vista la vita, nella sua durata e nel suo valore.
Negando ogni possibilità di conoscere il giorno e l'ora della fine, la fede ci insegna che ogni giorno della nostra vita, vale come il primo, vale come l'ultimo.
Ma sta di fatto che una fine c'è: "vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria". Notate che il vangelo dice "vedranno". Più che un ritorno si tratta di una manifestazione evidente.
Noi non stiamo aspettando il Signore, nel senso che adesso egli sia assente e lontano dal mondo. In realtà stiamo aspettando che si sveli apertamente che Lui è già presente, è già ora e per sempre "il Signore".
Il vangelo ci sollecita a cercare i segni di questo avvento del Signore. Dai rami di un albero di fico che germoglia, riconosciamo che siamo in piena primavera: così anche l'avvento del Signore ha i suoi segni premonitori.
Qui però il discorso si fa più complesso e richiede un po' di attenzione.
Perché Gesù usa la parabola del fico che butta le foglie? E poi che cosa significa quest'altra frase: "non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga"?
La passione di Cristo è venuta in primavera, proprio quando si intenerisce il ramo del fico. Così è proprio la generazione dei suoi primi interlocutori che visse storicamente questi fatti.
Gesù dunque sta parlando sì della fine del mondo, ma più in profondità sta parlando della sua morte e risurrezione; in altri termini: la sua morte e risurrezione sono la fine del mondo.
Nei giorni sua risurrezione, 2000 anni fa, così come ancora oggi nella vita della Chiesa, egli si manifesta solamente a quelli che credono in lui. Quando sarà la fine, ogni uomo lo vedrà.
Il giudizio definitivo è già stato pronunciato sull'umanità, perché la croce di Cristo ha già condannato definitivamente di ogni male e giustificato ogni bene. Noi attendiamo solo che questo giudizio si manifesti al mondo e a tutti gli uomini.
Gesù parla della sua morte in termini di fine del mondo, perché realmente "tutto è compiuto..."; con la Pasqua di Cristo, tutto ciò che era decisivo e necessario per la salvezza nostra e del mondo, è già stato realizzato.
Il futuro non ci deve spaventare, perché è tutt'altro che pieno di incognite. Nella fede riconosciamo già oggi presente il giudizio che allora sarà manifestato.
Il mondo passa, ma chi si nutre di Cristo e della sua parola, resta per sempre, perché "le mie parole non passeranno", dice il Signore. (don Andrea Caniato).