La miniera del Ginevro

Mi sono fatta accompagnare da Alessandro Trombetti, guida e naturalista, all'interno della galleria del +6, si chiama così perché si trova a 6 metri sul livello del mare e, per la prima volta nella mia vita, sono entrata in una miniera. L'aria riusciva a passare nonostante entrassimo in profondità dentro la montagna, ma la luminosità era davvero al minimo. Per la precisione, Alessandro mi ha spiegato che una volta neanche l'aria riusciva a passare come adesso; alcuni scavi hanno permesso, in un momento successivo, che l'aria venisse riciclata all'interno delle gallerie.
Ho sempre saputo che il lavoro del minatore era pesante, ma vedere con i miei occhi le condizioni in cui hanno lavorato, per più di 100 anni, quasi tutti gli uomini di Capoliveri, mi ha indotto a pensare a quante generazioni abbiano conosciuto solo questa vita e quanto questo deve aver inciso sulle loro personalità, e in modo più allargato, sull'identità dell'intero paese.
L'abilità e la passione della mia guida hanno fatto il resto, permettendomi di immedesimarmi nella storia, di giudicarne gli effetti, in una sinestesia di sensazioni che non mi hanno lasciato neanche dopo, quando riemersa alla luce del Sole posavo gli occhi sulla terra tutto intorno a me e sapevo che solo un secolo prima non c'era, e che era stata l'opera dell'uomo, con gli scarti della miniera, a modellare la costa mangiandosi il mare.
Dopo la visita ero in grado di chiamare per nome quelle grandi strutture pericolanti: la laveria, il forno, la calamita che serviva a separare il materiale ferroso da quello di meno pregiato… E sulla via del ritorno, mentre percorrevo in auto i 6 km di strada sterrata che mi riportavano in paese, potevo immaginare la fila di uomini stanchi che dopo otto ore di turno in miniera, curvi e impolverati, camminavano verso casa, forse di notte, probabilmente pensando che non ci fossero vie d'uscita.

[@Mister-Steve]

Stupendo e bravissima guida