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Il protagonista del racconto "LA MOSCA" di Katherine Mansfield, davanti al ricordo del figlio morto in guerra si rende conto di non riuscire a piangere; non riesce più a provare quello che dovrebbe provare, è lì che cerca di rianimare la compassione, quel sentimento che ci rende umani, ma non sente alcun movimento dentro di sé. Le emozioni che provava un tempo non ci sono più, al loro posto c’è una strana, inaspettata, alternanza tra sentimento e sadismo. Per un attimo, davanti alla mosca agonizzante, assume il punto di vista dell’insetto; la immagina chiedere aiuto, ne imita il grido disperato. La loda per il suo coraggio, come se fosse un piccolo soldato, usa la lingua della guerra; e poi la uccide. In questo magistrale racconto, non c’è solo il dramma di un uomo, ma di una generazione di adulti, corresponsabili della morte di un’intera generazione di giovani. Alla fine l’uomo prende il suo fazzoletto e se lo passa intorno al collo, non si ricorda più a cosa stava pensando. L’amnesia è la sua salvezza.