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Come dicono tutte le statistiche, il Natale e feste sono il momento in cui soffriamo di più la solitudine, specie se abbiamo perso qualcuno o se siamo soli.
Il vero problema però è considerare la solitudine come una nemica, pensarla solo legata a un abbandono, alla perdita degli altri.
Vedete, io insegnerei ai bambini fin da piccoli a cercare la solitudine. E anche da adulti, ogni tanto nella giornata, andate in uno spazio in cui vi riparate silenziosi, in solitudine, e lì cercate il vuoto, il nulla, la sensazione di non esistere, e assieme immaginate di avere vicino una presenza, una figura antica che vi protegge. Inizialmente il vuoto fa paura, poi diventa certezza di felicità, come dice tutta la saggezza antica.
Soffriamo la solitudine, in realtà, perché non sappiamo più stare con la magia, con il vuoto, il mistero, con il silenzio: non sappiamo più stare con qualcosa di nascosto che c’è dentro di noi.
Allora quando abbiamo perso qualcuno non dobbiamo rimpiangerlo, ma ricordarlo dentro un rito. Apparecchiamo la tavola, mettiamo il vestito più bello, versiamo il vino come facevamo con lui. La solitudine va riempita dalla magia.
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