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LE SFIDE DELLA MILITANZA CATTOLICA PRO-LIFE
Qual è lo stato dell’arte del mondo pro-life in Italia e nel mondo? Perché tanti risultati legislativi stentano ad arrivare e perché molti cadono preda di abbagli (“la 194 è una buona legge” etc)? Siamo liberali senza saperlo? Che cosa c’entra Assisi 86 con i prochoice? E la rivoluzione francese è davvero finita? Di queste e tantissime altre cose abbiamo parlato con l’eccellente compagnia di Fabio di Universitari per la Vita (correte a seguire il loro canale)!
BIBLIOGRAFIA: "La rivoluzione guardata negli occhi" di mons. De Ségur e mons. Gaume (Ed. Radio Spada), "L’illusione liberale" di Louis Veuillot (Ed. Radio Spada), "Aborto e 194" di Mario Palmaro (SugarCo) e "Ma questo è un uomo" (Ed. San Paolo), "Legge ingiusta e male minore" di Tommaso Scandroglio (Phronesis).
De Ségur: “Come la Rivoluzione per farsi accogliere si cela sotto i nomi più sacri. Se la rivoluzione si mostrasse quale essa è, spaventerebbe tutti gli uomini onesti”. “La libertà, nel significato più sublime, è la potenza di far il bene, cioè di compiere al tutto la volontà di Dio. […] Col potere di fare il bene noi abbiamo la possibilità di fare il male: questa, non illudiamoci, non è punto una facoltà, una potenza; è una debolezza, un difetto di potenza. La nostra libertà quaggiù è dunque imperfetta, perché ristretta da ostacoli provenienti dalla umana debolezza, o dalla perversità degli uomini o dagli assalti del demonio. In religione la libertà consiste nel poter conoscere e praticare pienamente la verità religiosa, cioè la religione cattolica apostolica, romana. Per il Papa, e per i Vescovi è la facoltà piena ed intiera di istruire e governare i fedeli, e per questi, di poter obbedire loro senza contrasti. La vera libertà religiosa non è altra che questa. Nell’ordine civile politico è per i governanti il potere di esercitare tutti i loro legittimi diritti; pei governanti e governati il potere di adempiere senza ostacoli a tutti i veri obblighi del cittadino. Tutte le vere libertà civili e politiche, almeno per quel che hanno di essenziale, sono rinchiuse in questa definizione. […] l’autorità stessa non fu data, che a protezione della libertà.
Ciò posto, sono tre le maniere d’intendere e di volere la libertà a pro delle società come degli individui: 1. libertà di fare il bene con minori ostacoli possibili; 2. libertà di fare il bene ed il male con eguale facilità per l’uno e per l’altro; 3. libertà di fare il male avversando il bene. 1. La prima di queste tre forme costistuisce la vera e buona libertà […] 2. La libertà di fare il bene ed il male, la medesima protezione accordata ai buoni ed ai cattivi, alla verità ed all’errore, alla fede ed all’eresia, tale è la seconda forma, sotto cui si può concepire la libertà. Di questa guisa l’intendono i liberali. Non parlo qui di certi empi, che chiedono eguale libertà per il bene e per il male, confidando di vedere il male trionfare sul bene; parlo dei liberali onesti […] perché credono in buona fede, che il bene finirà sempre per vincere. Senza dubbio per timore di irritare gli indifferenti, e gli empi, fanno concessioni sui principii, e respingono come imprudente e dannosa la nozione pura e vera, che della libertà ebbe ognora da diciotto secoli la Chiesa cattolica, e quale noi abbiamo brevemente esposta. Essi abbandonano il campo della verità inflessibile […] Parmi i liberali manchino di fede e di coraggio abbandonando per tal modo la parte della santa libertà; di fede, perché dubitano praticamente della Provvidenza di Gesù Cristo sopra la Chiesa, e perché accolgono come un fatto compiuto l’iniqua dominazione dei principii rivoluzionarii nel mondo; di coraggio, perché troppo spesso fanno buon viso alle idee liberali per non essere riputati dal mondo moderno per spiriti retrogradi ed assurdi, per utopisti, per gente del Medioevo. Essi sublimano al grado di principio ciò che non è altro che una necessità di transizione, e non s’avvedono che quel preteso principio d’eguaglianza tra il bene ed il male, è tanto contrario alla fede quanto al buon senso. E forse che non sta l’esperienza di tutti i giorni per dire che in conseguenza di nostra scaduta natura, noi siamo più al male che al bene inclinati? Non è questo un fatto incontestabile ed anche un articolo di fede? Favorire al modo stesso l’uno e l’altro è esporsi a quasi certa rovina. Porre la verità in lizza coll’errore, il bene col male, la giustizia colle passioni è dare la verità in balia all’errore, il bene al male, la giustizia alle passioni. E questo faceva dire a sant’Agostino che la libertà dell’errore era per l’anima la morte peggiore. […] Nessuna società può servire a due padroni; ed il giusto mezzo non è possibile quando si tratta dei principii".