Lu dialettu - il dialetto salentino nella variante pulsanese

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Salvatore Tomai

Salvatore Tomai

Күн бұрын

Per tanti è la lingua con cui nasciamo, con cui sviluppiamo le prime relazioni, con cui facciamo i primi giochi, è il nostro dialetto. In Italia, ogni paese ha il suo. Col dialetto usiamo espressioni di cui ignoriamo l’origine, espressioni che si sono tramandate per secoli e nascondono una ricchezza che qui cerchiamo di indagare attraverso il salentino per come si è trasmesso in un paese della provincia di Taranto: Pulsano. Territorio che ha visto il passaggio di greci, romani, bizantini, arabi, longobardi, normanni, aragonesi, spagnoli e francesi. Loro tracce le ritroviamo ancora oggi nel parlato, nelle poesie, nelle filastrocche e nei testi teatrali.
Regia: Salvatore Tomai
Riprese e montaggio: Cosimo Franchini
Musiche: Claudio De Vittorio, con la partecipazione straordinaria di Pino De Vittorio.
Arrangiamenti: Bruno Galeone. Presa diretta: Emanuele Corasaniti.
Grafiche: Francesco Frascella
Partecipanti alle riprese: Angelo Pagliara, Angelo Fanelli, Antonio Marangiolo, Aurelio Pagliara, Cesare Mandrillo, Claudio De Vittorio, Cosimo Menna, Emma Lopresto, Enzo Basta, Filippo Stellato, Francesco Sabatini, Franco Pulieri, Giovanna Battiato, Lucrezia Dimaggio, Gino Marinò, Guido Innocenzo Gargano, Mustafà Mandiang, Pasquale Tomai, Roberta Borraccino, Maria Trombino, Giampiero Barbara, Salvatore Borraccino, Sara Vuto.
Attraverso immagini di repertorio appaiono anche: Alberto Altamura, Antonio (totò) Scialpi, Ciro (Giruddu) Laterza, Vittorio Senatore, Massimo Zoppo. Attraverso le voci di chi ha a cuore il dialetto, sia anziani che giovani, si fa memoria del lessico salentino che si è parlato e si continua a parlare a Pulsano, paese in provincia di Taranto, nell’Alto Salento. Le testimonianze si intrecciano ai canti tradizionali, reinterpretati da Claudio De Vittorio, autore inoltre di: "Io sto giù", "Lunà", "Primmavera", "Vulia cu ti lu docu", "Vientu", "Accuntientate", "Passionae (Gaetano Colella)", "Fronni d’alia", "Soni a Battenti" (con Giuseppe De Vittorio). Alcune esecuzioni sono di Giuseppe (Pino) De Vittorio, uno dei massimi interpreti di musica tradizionale, autore peraltro di: "Stu petto fatto cimbalu d’ammuri" e "Matajola".
Il documentario si snoda attraverso diverse testimonianze, come quella di Cesare Mandrillo, ex-direttore didattico di 93 anni che continua a scrivere in dialetto, recuperando anche termini che fanno parte del dialetto arcaico, termini che ritroviamo nel vocabolario curato dal glottologo tedesco Gerhard Rohlfs, autore di uno studio organico sul dialetto salentino. A ricordarcelo sono il professor Francesco Sabatini, presidente onorario Accademia della Crusca, e Gino Marinò, ex professore di inglese nei licei tarantini, da sempre grande appassionato di glottologia.
L’interesse per il dialetto locale è manifestato anche da alcuni giovani laureati, tra cui Lucrezia Dimaggio e Antonio Marangiolo.
Emma Lopresto, restauratrice, ricorda le filastrocche che animavano le estati al mare. Dagli anni ‘70 in diversi hanno cominciato a scrivere in dialetto, per alcuni come Giovanna Battiato, autrice di commedie dialettali, è un richiamo ai tempi passati, per altri è un modo di tramandare una certa sapienza popolare: Totò Scialpi (1923-1995) e Giruddu Laterza (1925-2002), ma il massimo poeta dialettale pulsanese è considerato Tito C. Lucchese (1921-1982) a cui è dedicato un breve ritratto, e ricordato attraverso letture di sue poesie.
Il Museo della Civiltà Contadina che ha sede nel castello de Falconibus, costruito nel 1435, ha moltissimi reperti che fanno meglio comprendere parte del lessico pulsanese, parole che ricorrono in tutto il Salento perché è stata fortissima l’influenza della cosiddetta “migrazione interna”, cioè di quei lavoratori del basso Salento che si sono trasferiti a Pulsano tra fine Settecento e inizio Ottocento.
Marcella Leuci, storica insegnante di scuola media a Pulsano, ci parla del suo impegno a tenere viva la parlata dialettale tra le nuove generazioni.
Enzo Basta, ex capitano di lungo corso e agricoltore, Angelo Fanelli, agricoltore, e la ricamatrice Lucia Tomai Pitinca ci ricordano alcune usanze familiari espresse nelle sue forme dialettali.
Il dialetto ancora oggi rappresenta il distillato di una cultura che si è tramandata per generazioni. E resta impresso nella memoria anche di chi ha lasciato il paese fin da bambino, come padre Guido Innocenzo Gargano, monaco camaldolese, ci racconta come la musicalità del dialetto lo ha agevolato nell’imparare il greco antico e moderno, quando da giovane studente di teologia si trasferì in Grecia per approfondire gli studi monastici.
Per meglio comprendere come il dialetto si è andato arricchendo dell’incontro di diversi popoli nel territorio di Pulsano, con l’architetto Pasquale Tomai, esperto di storia locale, accenneremo alle tracce archeologiche ancora visibili, dal villaggio dell’età del Bronzo a Marina di Pulsano, nei pressi di Torre Castelluccia, fino alle mura di epoca normanna all’interno del Castello de Falconibus.

Пікірлер: 2
@biagiolopresto_films
@biagiolopresto_films 8 ай бұрын
Complimenti.. fatto bene e con cura.. 👏
@Lmaone9045
@Lmaone9045 13 күн бұрын
Documentario interessante, lascia però l'amaro in bocca la scelta di utilizzare canzoni in dialetto pugliese anziché attingere al repertorio salentino. È una scelta grossolana e facilona, dal momento che salentino e pugliese fanno parte di due ceppi linguistici differenti: espressione di quello meridionale estremo il primo, appendice di quello meridionale intermedio il secondo.
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