MAESTRI Antonio Di Ciaccia Lacan e Joyce

Antonio Di Ciaccia, psicoanalista, è il traduttore e curatore ufficiale dei testi di Lacan in lingua italiana pubblicati da Einaudi e Astrolabio. Formatosi tra Belgio e Francia, allievo e analizzante di Lacan si è trasferito da molti anni in Italia. Vive e lavora a Roma.

[@PsychiatryonlineITA1]

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[@cicciobarbara]

diciamo che l'ultimo Lacan, come Jacques Alain Miller ci insegna, un po' ha buttato a monte tutto il suo insegnamento. fino a quel momento lì, Lacan aveva, il suo riferimento era Freud, e un certo momento era Freud e lui stesso. ad un certo momento Lacan prende Joyce come suo Virgilio. e Joyce lo conduce, così, nell'inferno joyciano, se possiamo dire così. e quindi il rapporto di Lacan con Joyce è stato anche molto, se ricordo bene, anche molto congiunturale, nel senso che è stato Jakober che gli ha parlato di Joyce, che del resto conosceva. e da quel momento lì, Lacan si è riempito di libri, come lui stesso lo dice su Joyce e ne ha tirato fuori non soltanto quel seminario synthomo ma anche un punto di riferimento rispetto la fine dell'analisi. la cosa interessante è che Lacan, sulla fine dell'analisi, a partire da Joyce, non utilizzerà dei termini, possiamo dire classici o anche complicati, riprende da Joyce il fatto che Joyce si è servito della propria arte come sgabello, qualcosa per salire e poi si è servito della sua arte come synthomo e cioè come soluzione della sua questione. la soluzione di Joyce è che è riuscito da solo, senza bisogno di nessuna analisi ne freudiana né altro, di agganciare, attraverso la propria scrittura, di agganciare i nodi borromei e cioè quei tre nodi, su cui Lacan già lavorava da tempo, e che rappresentano le tre istanze dell'essere umano, del reale, simbolico e immaginario. ebbene uno dei tre si sfila, lo si vede chiaramente nel seminario, che è stato tra l'altro pubblicato da astrolabio, il seminario ventitré. ebbene, c'è ad un certo momento l'ego, l'ego di Joyce che viene a bloccare i tre nodi rendendoli di nuovo borromei. tutto sommato il lavoro, molto lavoro dell'analista è proprio di far questo, di fare in modo che, laddove un elemento si sfila, di poterlo riagganciare.

[@francescogelmini347]

Grazie caro maestro per questo suo contributo, ma la possibilità di arrivare a questa situazione è possibile solo se si è dotati dell' arte di un genio o è possibile per qualsiasi essere umano purchè si ostini con passione nel suo progetto . Cioè anche un idraulico senza nessuna velleità artistica filosofica insomma intellettuale può riagganciare uno dei tre nodi borromei dopo che un elemento si è sfilato e lo può fare impegnandosi nella propria " arte " ? grazie caro maestro . con profondo rispetto e stima . Francesco Gelmini

[@sous-titreenfrancais8471]

Jacques Aubert, spécialiste de Joyce.

[@carlochimisso941]

Però Joyce sembra un po'malaticcio, non mi sembra l'esempio di salute psichica, anzi, è più il classico nevrotico che comunque ha fatto qualcosa di buono. Non avrebbe anche lui avuto bisogno di una bella analisi? Prenderlo a modello equivale a dire che un'analisi può al più portare ad una situazione rosea come quella di Joyce, altro che inconscio e io d'accordo sul desiderio.

[@corrado7437]

In realtà Lacan considera Joyce uno psicotico i cui sintomi non si sono mai palesati grazie ad una serie di elementi. Uno di questi elementi, che Lacan estrae dalla lettura di Ulisse e in particolare da quella di Finnegans Wake, è il "sinthomo" cosa ben diversa dal sintomo. Secondo Lacan il sinthomo permette a Joyce di tenere insieme l'ordine simbolico (che nelle psicosi manca del significante fondamentale chiamato "Nome-del-padre"), evitandogli la slatentizzazione dei sintomi. Mi rendo conto che è una spiegazione sommaria, ma la questione è piuttosto lunga e complessa, spero di esserti stato utile :)

[@carlochimisso941]

@@corrado7437 grazie mille Avevo letto il seminario 23 ma forse mi era sfuggito il riferimento alla psicosi

[@corrado7437]

Ma figurati, un piacere :D

[@zigzag2510]

In effetti, mi domando se qualcuno abbia mai rilevato ad es. che Leopold ( Bloom) sia omonimo di von Sacher Masoch. Mi pare che il madochismo sia un fattore piuttosto evidente in Ulysses. Io credo che Finnegan's Wake conchiuda l'avventura del romanzo moderno inaugurata dal Frankenstein di Mary W.S. nella misura in cui la Creatura di Frankenstein è un immaginario privo di simbolico, mentre Finnegan è un simbolico privo d'immaginario.

[@carlochimisso941]

@@zigzag2510 non ho inteso bene, nel senso che si Frankenstein descrive la mancanza del simbolico materno e i suoi effetti, non colgo in che senso Finnegan mancherebbe di immaginario