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Per le sue ardite sperimentazioni in ambito cromatico, le straordinarie architetture polifoniche e le continue modulazioni, Prophetiae Sibyllarum, si pone su un piano a sé in tutta la storia della musica, consacrando forse definitivamente Orlando di Lasso tra i compositori più rappresentativi della luminosa stagione del Rinascimento europeo. Il compositore fiammingo, partendo dal suo ben noto stile polifonico, consegna ai posteri uno dei lavori più importanti e innovativi del tardo rinascimento. La scrittura a quattro voci, di raffinata e intensa espressività, è per la maggior parte sillabica e omofonica, basata su un sistema tonale di straordinaria modernità che alla metà del XVI secolo era ancora in fase di definizione. Siamo all’apice della cosiddetta musica reservata, in cui si dispiegano le diverse sfaccettature della creatività musicale di Lasso. L'impostazione estremamente cromatica dell’opera è sicuramente dovuta ai stretti rapporti di lavoro di Lasso con Cipriano de Rore e Nicola Vicentino, entrambi noti per i loro esperimenti con il cromatismo. La tessitura rimane triadica, tipica della polifonia dell'epoca, ma si modula così spesso che l'ascoltatore perde rapidamente il centro tonale originario. Ad interpretare Sibylla Persica, uno dei mottetti all’interno dell’opera, è il Vox Modulata Ensemble. Il loro stile esecutivo è brillante; l’ensemble sarda riesce a far coesistere armoniosamente un assoluto rigore e una sorprendente libertà istintiva. Anche il fraseggio risulta morbidissimo e la sonorità molto luminosa. Tutti fattori questi che riescono a ridare piena vita ad un brano di incomparabile complessità.