Al minuto 2.21.55 c'è la sintesi di tutto il discorso: il sesso - anche senza scomodare Freud&Co. - è uno strumento potente per comunicare la psicologia e della personalità del personaggio, e quindi la scena di sesso - una volta sfrondata dalla sua pruriginosità - serve appunto a marcare tratti caratteriali che difficilmente emergerebbero con altrettanta chiarezza in situazioni alternative. Comunque, qualunque sia il livello a cui si decide di spingersi - da un semplice avvio, seguito da un "taglio di scena", sino a una vera e propria scena porno - deve rimanere un punto fermo (affermato anche dal Duca verso la fine del video): il sesso - anche quando fatto con gran sentimento, con la passione di un'innamorato - rimane un'attività "acida", per così dire. C'è un ineliminabile componente animalesca anche negli spiriti più delicati, e di questo la scrittura deve tener conto. In tutta la mia vita - per dire - non ho mai sentito un solo uomo parlare o distingure tra "vagina" e "clitoride", e a più forte ragione dubito che potessero percepire "vagine" e "clitoridi" nel bel mezzo dell'attività sessuale. "I ganster non fanno dorare, i gangster friggono" - per riprendere l'osservazione di Mario Puzo a Coppola - e allo stesso modo un uomo che fa sesso - per quanto possa essere innamorato e sentimentalmente coinvolto - percepirà una "fica", una "sorca", una "patata", una "gnagna", un "pacchio", uno "sticchio", una "papatilla", ma mai nella vita una "vagina". Poi, al solito, nell'infinità di situazioni umane accadute da Adamo ed Eva ai giorni nostri, sì, ci potrà pure esser stato qualcuno che percepiva "vagine", "clitoridi", "uteri" "seni", "talloni", "ombelichi", ma - lasciatemi dire - fatico parecchio a capire come certi soggetti possano essere narrativamente interessanti (se non per comunicare personaggi in stile "Furio" di Verdone)
@alessiochemeri20595 ай бұрын
Inizio il recupero di questa.. Passano 15 minuti e già capisco che c'è di che leccarsi i baffi... Per prima cosa quindi mi devi far crescere i baffi😂❤
@andreapetrucci53935 ай бұрын
Salve Duca. Ho notato che alcuni formatori che applicano la scrittura trasparente/immersiva nei loro corsi, quando scrivono romanzi applicano solo parzialmente il metodo che insegnano. Non sarà perché pensano così di piacere di più al pubblico? Predicano bene e razzolano male? Senza fare nomi uno di loro lo conosci benissimo perché ha studiato da te.
@DucadiBaionette5 ай бұрын
Ciao Andrea! È un cosa di cui parlo spesso con i miei studenti, ovvero l'importanza di scrivere benissimo, soprattutto se vogliono poi fare i formatori che insegnano in modo "intransigente" (cioè corretto, quindi etico: non è etico insegnare sbagliato), o gli editor o anche solo gli autori che divulgano gratuitamente scrittura online, perché verranno giudicati per i loro romanzi. Non sempre sono stato ascoltato, e in tutti i casi questo ha creato problemi di critiche e credibilità a chi ha ritenuto opportuno impegnarsi meno del dovuto perché "tanto i lettori non se ne accorgono". Io spiego sempre ai miei studenti aspiranti divulgatori (chiamiamoli scrittori-formatori, ok?) questa cosa. Quando i lettori, pur studiando dallo scrittore-formatore, "non si accorgono" di come scrive, questo può indicare solo due cose: o il formatore è incompetente a spiegarsi, oppure questi lettori sono così gonzi che non li dovresti voler come pubblico. E visto che i miei studenti sono spesso MOLTO BRAVI a spiegarsi, e i loro lettori non sono certo scemi, ecco che regolarmente arriva il casino perché si accorgono dei problemi. E qui sto parlando ancora di piccoli errori qua e là, non di un paradigma di scrittura sbagliato all'origine. Se ripetuti troppo, vengono notati, ovvio. Ma se sono pochi, secondo me sono assolutamente perdonabili e difficilmente verranno notati. Anche perché se l'autore non ha un editor davvero, DAVVERO, competente, è normale che qualcosa possa sfuggire (e magari qualcosina sfuggirà anche con l'editor bravo). Il caso di cui parli tu, non facciamo nomi, mi pare di aver capito (se è quello) sia invece un problema più generale, di paradigma di scrittura mal applicato, e di abbondantissimi problemi presenti (e ne parlai con lui fin dal precedente romanzo, visti i commenti negativi che stava ricevendo "in quanto formatore", fino al punto da risultarne infastidito personalmente per gli attacchi). Considera che al di là della difficoltà di scrivere per realizzare una narrativa immersiva, possono arrivare ogni sorta di altre difficoltà. Una può essere la convinzione che il proprio pubblico sia diverso e/o speciale in senso negativo, per esempio ottuagenari rincoglioniti, e che quindi bisogna fare spiegoni, riassuntoni ecc. perché se no non capiscono. Capisco il punto di vista, ma non approvo (anche perché è lo stesso problema di "selezione dei peggiori" che impedisce il ricambio dei lettori e che nei decenni sta uccidendo la Bonelli). Oppure, per esempio, ostinarsi a cimentarsi con la terza persona con un approccio poco maturo, ovvero senza aver prima dominato perfettamente la (più immediata) prima persona. Io incito i miei studenti a saper scrivere anche in terza, ma quella conoscenza deve nascere prima da una corretta padronanza della prima persona che aiuterà a capire meglio la scrittura nella sua essenza perché meno "problematica". Partire subito in terza persona è affrontare il problema facendosi beffe delle neuroscienze e credendosi chissà quali geni. Mai visto funzionare. Perfino Andrea Butini, che ha sviluppato una bellissima terza persona, è partito traducendo dalla prima persona che aveva padroneggiato. Altri problemi possono venire dal non avere nessuno di molto più bravo di loro ad assisterli come editor. In questo modo non vengono obbligati a rigare dritto, magari per far meno fatica prendono scorciatoie brutte, e perfino quando sbagliano in buona fede non hanno un aiuto a capirlo. Gli autori che ho seguito per almeno un romanzo intero col mio metodo ora sono indipendenti e non hanno bisogno più del mio aiuto, come hanno dimostrato Crescizz e Corà con i loro racconti in "Horror 80" oppure Lorenzo Manara con il secondo romanzo (di cui ho davvero toccato pochissimo). Chi non ha mai avuto un romanzo seguito, e allo stesso tempo si sente bravo al punto da insegnare, può nascondere alcune lacune formative nella pratica (anche se magari in astratto sa la soluzione giusta). Spero di aver fornito spunti utili. Ciao!
@arwenanonimaelfolisti5 ай бұрын
Queste sono cose che non sopporto! Trovo molto irritante l'applicare due pesi e due misure da parte degli scrittori che insegnano. Mi sono allontanata da certi canali, tenuti da persone competenti e piacevoli da ascoltare, talvolta proprio per la differenza tra quelloche insegnavano e quello che poi scrivevano - per pigrizia? - oppure commentavano dei brani altrui - per non perdere potenziali clienti con critiche troppo dure? - e io questo doppiopesismo opportunista non lo digerisco. Sono matta io???
@romeogjokaj27445 ай бұрын
Riscrivo la domanda che avevo fatto a inizio live. Ho una decina di idee in mente, come decido quale iniziare a scrivere? Devo tenere conto della situazione del mercato oppure posso scegliere a caso quella che voglio?
@DucadiBaionette5 ай бұрын
La segno per il prossimo Q&A
@ferdinandoborbone14795 ай бұрын
@@DucadiBaionette "Il mercato non esiste" (cit.) 🙂
@romeogjokaj27445 ай бұрын
Rispondo solo ora perchè sono uscito dalla live prima che tu leggessi il mio commento su Benjamin Button: dicendo "Però il curioso caso di Benjamin Button racconta l'intera vita del protagonista" non volevo muovere un attacco all'assioma di Aristotele, volevo solo porre l'attenzione su quella che poteva essere una possibile eccezione alla regola oppure un esempio di storia fatta male. Capisco però che il tono del mio commento era ambiguo, errore mio. In ogni caso grazie per la risposta