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#Bergkamp #Newcastle #Unafotounastoria
Quando BERGKAMP sfidò le LEGGI DELLA FISICA ||| Una foto, una storia
Some Might Say (Oasis) “Qualcuno potrebbe dire che non crede nel paradiso, andatelo a dire a chi vive all'inferno”.
Lo stesso Bergkamp riceve palla da Vieira e inizia l’azione dalla sua metà campo, come fa in molte occasioni, aprendo sulla sinistra per Robert Pirès. Il francese punta il suo diretto avversario, mentre al centro proprio l’olandese taglia chiamando palla alle spalle del diretto marcatore Jenas, che arriva in ritardo. Il passaggio in diagonale di Pirès taglia fuori la difesa, arriva preciso preciso al limite dell’area, dove è arrivato Bergkamp, che però è un po’ in anticipo. Tra lui e la porta c’è soltanto Nikolaos Dabizas, difensore greco che due anni più tardi sarebbe diventato campione d’Europa con la selezione ellenica (pur rimanendo sempre in panchina).
L’olandese osserva la situazione e in una frazione di secondo concepisce mentalmente una giocata che è destinata a rimanere per sempre nella storia del calcio. Si gira spalle alla porta, controllo orientato di sinistro. Probabilmente “il controllo orientato” per definizione. Dabizas vede la palla soltanto all’ultimo passare alla sua destra, si gira per guardarla senza capirci sostanzialmente nulla. Bergkamp, intanto, vira e gli passa a sinistra con un’innata leggerezza. In una frazione di secondo, senza nemmeno capire come, il greco si ritrovare alle spalle l’olandese ancora con il pallone tra i piedi. Bergkamp non ha neanche bisogno di aggiustarsi il pallone, perché ce l’ha lì, esattamente dove lo voleva mettere.
A quel punto lo difende con il corpo dal disperato tentativo del greco di recuperare, poi apre il piattone destro per appoggiare delicatamente alle spalle di Shay Given. Che con tutta probabilità ci capisce ancora meno di quanto abbia fatto Dabizas, che si trovava sì in una buona posizione per difendere, ma si è trovato spiazzato da un movimento troppo veloce e illeggibile anche soltanto per riuscire a fare fallo. Un gol in geniale in soli due tocchi, come lo scacco matto di un grande maestro.
Bergkamp, l'aereo? Un vuoto d'aria durante il viaggio d'andata verso gli USA per giocare il Mondiale 1994, poi uno stupido scherzo (un giornalista lanciò un finto allarme-bomba) durante uno dei voli interni per spostarsi da una città all'altra.
Una fobia messa a dura prova in due anni a Milano, dove la cosa che odiava di più erano i voli interni per raggiungere le città più lontane da Milano, per esempio Lecce, Foggia o Cagliari: piccoli aerei che ballavano in continuazione e “tutto ciò che riuscivi a vedere guardando dal finestrino era bianco o grigio”. O una volta prima di andare a Firenze, quando fu colto da un attacco di panico alla semplice vista dell'aereo su cui sarebbe dovuto salire. Il 7 giugno 1989 un incidente aereo della Surinam Airways, un volo Amsterdam-Paramaribo: erano andati in Suriname per un torneo di beneficenza: 176 morti, tra cui 15 calciatori che giocavano in Olanda, due dei quali - Lloyd Doesburg e Virgall Joemankhan - compagni di squadra di Bergkamp nelle giovanili dell'Ajax.
Bergkamp: “Ho ricevuto palla da Pires, mi ha servito dalla fascia verso l’interno. Ho pensato che la palla fosse un po’ troppo arretrata rispetto a come mi trovavo, quindi ho dovuto girarmi per controllarla, toccarla oltre il difensore. Poi il modo più veloce per arrivare di nuovo sulla palla era girarsi da quella parte anziché dall’altra. È stato abbastanza speciale, forse strano, forse bello. Ma per me era l’unica opzione e la più veloce per arrivare con la palla davanti alla porta. E alla fine si è trattato di mettere la palla dove il portiere non potesse arrivare.
La giocata forse non è stata perfetta, ma ha funzionato. Poi effettivamente ho rivisto le immagini e mi sono reso conto del fatto che la giocata potesse sembrare involontaria. Ma non è così, tutt’altro. Il passaggio di Pirès era corto, ma io nel frattempo avevo già deciso di voler superare il difensore con un solo tocco, di modo da potermi trovare facilmente di fronte alla porta. Ho deciso all'ultimo istante cosa fare, succede spesso ai giocatori, soprattutto quelli che fanno goal”.
Sapevo che Dabizas si stava avvicinando e la velocità della palla poteva aiutarmi. Dieci metri prima che il pallone mi arrivasse avevo preso la mia decisione: avrei tentato di aggirarlo.
Dabizas: “Sono orgoglioso di essere stato parte di quel goal. È stato un colpo di genio. Non mi sono sentito umiliato.