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Testimone del Concilio.Testimone del Concilio. Mons. Luigi Bettazzi a Fermo. Intervento del 16 dicembre 2009.
Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e uno degli ultimi vescovi viventi ad aver partecipato al Vaticano II, è intervenuto a Fermo al corso di aggiornamento per insegnanti di religione cattolica ed ha sviluppato il complesso rapporto tra cattolici e comunisti nel dopoguerra. In un lungo excursus, mons. Bettazzi ha innanzitutto ricostruito le origini dell’anticomunismo pacelliano e le sue motivazioni remote, soffermandosi in particolare sulla dolorosa scomunica del 1949. Già alla fine degli anni Cinquanta, tuttavia, si avvertiva la necessità di una visione nuova del problema, colta da papa Roncalli. Bettazzi ha illustrato le tappe fondamentali del passaggio operato dalla Pacem in terris e dall’atteggiamento personale di Giovanni XXIII. Roncalli era stato nunzio in Bulgaria e conosceva senza mediazioni i mali del comunismo. Nel suo magistero - di cui risente la Gaudium et spes - egli volle operare la fondamentale distinzione tra “errante” ed “errore”, che scindeva il fenomeno ideologico dalla possibile adesione del singolo “militante”. Se, da un lato, questa distinzione ha rasserenato i rapporti tra chiesa e comunisti, dall’altro, essa è stata profondamente criticata dalla dirigenza della DC, che temeva lo sfaldamento della base popolare a causa di una possibile disunità politica dei cattolici.
Densissima la pagina aperta da mons. Bettazzi sul concilio, di cui egli, giovanissimo vescovo, è stato un autorevole interprete. La vicinanza con mons. Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna e uno dei quattro moderatori dell’assise conciliare, e con don Giuseppe Dossetti, già Costituente e segretario di Lercaro, ha permesso a Bettazzi di vivere il concilio con una consapevolezza assai maggiore rispetto alla maggioranza dei vescovi italiani. Lercaro, proprio in forza del suo ruolo, era in contatto diretto con Paolo VI e poteva rendersi conto con immediatezza delle dinamiche assembleari, anche grazie al legame con gli altri leader europei, soprattutto Döpfer, Suenens, Agagianian, Frings e Alfrink.
Infine, mons. Bettazzi ha commentato la genesi del celebre e controverso scambio epistolare con Berlinguer. Si trattava del tentativo di abbandonare una pura logica di contrapposizione tra ideologia e contro-ideologia, per intraprendere la faticosa strada del dialogo. Per una volta, si è voluto partire non dai rispettivi e diversi punti di vista, ma dai problemi comuni, soprattutto quelli che riguardano la popolazione più povera e svantaggiata del paese. Partendo dalla realtà, ci si è accorti che le differenze, pur esistenti, non erano più motivo di impedimento per una collaborazione reciproca nella comune responsabilità verso la società civile. Enrico Brancozzi