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Un antico convento francescano, abbandonato da decenni sulle colline del Lazio, è protagonista dell'esplorazione di oggi. Luoghi di culto dimenticati, dalle origini antiche, in Italia non mancano di certo purtroppo, e spesso vantano costruzioni di pregio che vale la pena di scoprire e studiare.
il Convento San Bernardino fu realizzato grazie ad un lascito testamentario di una facoltosa famiglia ortana nel secolo XV ed affidato da sempre ai seguaci di Francesco di Assisi, che ne fecero nei corso dei secoli il luogo privilegiato di formazione dei giovani alla Regola di Vita francescana, e dove soggiornarono più volte Bernardino da Siena e San Giovanni da Triora, martire francescano in Cina nel 1816.
L'enorme complesso religioso, che si sviluppa in cima all'omonimo colle, su un terreno boschivo di quasi 6 ettari, oggi è vittima di un destino inglorioso fatto di degrado e immeritato abbandono, viste le sue dimensioni imponenti e le bellezze architettoniche che contiene. Esplorare questo luogo per noi vuol dire cercare di scoprire anche la sua storia plurisecolare: la struttura originaria della chiesa infatti risale addirittura al 1463, poi ristrutturata nel 1751 anno in cui acquisì l'aspetto attuale. Le sue linee essenziali, sono tipiche delle comunità monastiche mendicanti, in questo caso l'Ordine Francescano.
All'interno è presente una grande navata unica con quattro altari, ormai spogli.
L'affascinante atmosfera che si respira tra le antiche mura intrise di storia religiosa, lascia trasparire anche una profonda tristezza per lo stato indecoroso in cui versano questi ambienti sacri, orribilmente profanati da deplorevoli atti vandalici.
Attiguo alla chiesa sorge il convento, trasformato in collegio serafico nel 1928. Il fulcro della grande struttura è rappresentato dal chiostro seicentesco, con al centro un pozzo per il prelievo dell'acqua. Ai piani superiori del convento, nell’ala di più nuova costruzione, si riconoscono i dormitori, le aule e altri locali funzionali all'alloggio di una comunità certamente numerosa.
Al primo piano si trova anche una bellissima cappella, interamente affrescata ai primi del XIX secolo da Padre Puri. In questa sala dedicata alla preghiera, sono ancora presenti gli inginocchiatoi e l'altare in marmo, dietro il quale spicca il tabernacolo, tutto in condizioni di conservazione abbastanza decorose. Un grande locale al piano terra ospitava una piccola tipografia, dove, con macchine di stampa semplici e datate, venivano stampati volumetti sull'ordine dei francescani. In questo locale sono ancora visibili i resti di un vecchio macchinario. Tra la moltitudine di ambienti e stanze dalle funzioni non sempre facili da intuire, sorprende per la sua bellezza la grande sala del Refettorio alla quale si accede passando attraverso una cucina estremamente voluminosa e funzionale, fortunatamente ancora in buono stato. Alcuni arredi sono ancora al loro posto, e non sembra siano già trascorsi quasi 30 anni da quando sono stati sfornati gli ultimi pasti. La sala del Refettorio è particolarmente vasta e sontuosa, ricca di decorazioni e finiture di pregio, con un dipinto raffigurante l’Ultima cena sullo sfondo. Qui probabilmente si consumavano i pasti nelle grandi occasioni di aggregazione.
Al piano terra una moltitudine di stanze e locali si sviluppano sul perimetro del chiostro, è quasi impossibile definire nel dettaglio le loro precise funzioni. Oltre a numerosi vani adibiti certamente a depositi materiali e dispensa, si riconoscono delle piccole celle, dedicate probabilmente al raccoglimento in preghiera dei frati. Non sembra esistere un livello seminterrato, e questo per la presenza di un terreno roccioso molto difficile da scavare con i mezzi dell'epoca. Nel passato i conventi erano quasi del tutto autosufficienti, in quanto le comunità monastiche erano dedite alla coltivazione della terra e alla pastorizia, anche grazie alle tante braccia a disposizione. Nell'ultimo secolo però tali comunità si sono via via spopolate, rendendo queste enormi strutture sempre più difficili da gestire, anche a causa della loro vetustà che richiedeva costose manutenzioni.
Il convento di San Bernardino venne definitivamente abbandonato nel lontano 1994 e risulta attualmente in vendita, ma le condizioni sempre più precarie degli edifici e un prezzo decisamente alto (circa 3 milioni di euro), hanno allontanato finora ogni possibile acquirente, nonostante esista un concreto interesse per il suo recupero che potrebbe salvarlo dalla triste condizione di degrado attuale.