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CASTILENTI - Il vino è ancora in affinamento, pochi privilegiati hanno potuto assaggiarlo in anteprima in un recente evento a Pescara, ma entrerà presto e a pieno titolo tra i pochi, almeno per ora, prodotti in anfora d'Abruzzo, inserendosi in un trend di riscoperta in crescita e sul quale si concentrano le attenzioni di esperti e appassionati.
È il montepulciano di San Lorenzo, per il quale l'azienda di Castilenti (Teramo) ha fatto realizzare ai maestri ceramisti della vicina Castelli, famosi in tutto il mondo per la loro abilità nella lavorazione della terracotta, due recipienti che evocano le origini più remote del nettare di Bacco.
Non è stato semplice produrre contenitori d'argilla di dimensioni e caratteristiche giuste, ha raccontato Gianluca Galasso, insieme al fratello Fabrizio e allo zio Gianfranco Barbone alla guida della cantina con una storia ultrasecolare, ma dopo un lungo rodaggio il progetto è nel vivo e le anfore sono sigillate da un raffinato coperchio decorato con l'inconfondibile stile castellano sul quale è raffigurato il logo dell'azienda.
"Abbiamo iniziato con il montepulciano ma crediamo ci possano essere buone opportunità anche per i vini bianchi, come il trebbiano", ha detto Gianluca Galasso che nel settecentesco palazzo De Sterlich, nel centro di Castilenti, che la famiglia ha acquisito nel 2015 per destinare ai lunghi affinamenti e all'accoglienza, ha condotto una degustazione di annate storiche di Pecorino e Montepulciano che è stata capace di svelare quanto siano longevi i due autoctoni abruzzesi, soprattutto il primo, a dispetto dei luoghi comuni.
Pazienza deve essere la parola d'ordine, di cui devono però farsi interpreti in quasi egual misura produttori, ristoratori e consumatori. Una minaccia? No, un'esortazione, nella consapevolezza di quanto sia impegnativo anche dal punto di vista economico: "Il vino deve riposare per diventare grande", ha fatto osservare Gianluca Galasso proprio al termine dell'assaggio di un Pecorino Colline teramane 2020 ed uno 2015, vini particolarmente apprezzabili e che a dispetto dell'età si dimostrano anche abbastanza versatili.
"L'impegno deve essere su più fronti", ammette il produttore, "noi esortiamo alla pazienza, all'investimento, è importante far capire quale impegno c'è dietro da parte nostra, ma anche il ristoratore deve mettere il proprio impegno a formare i clienti e anche il consumatore deve fare la sua parte, ascoltando, degustando, anche direttamente in cantina, e chiedere consigli".
Assieme ai due bianchi, all'assaggio l'Oinos Montepulciano Colline teramane docg, del 2008 e del 2013, e per la prima volta - salvo l'anteprima al Vinitaly - il Don Guido Montepulciano Colline teramane docg riserva 2015, una produzione di appena 3.500 bottiglie, tutte numerate e in formato solo magnum, ispirata al nonno di Gianluca e Fabrizio, venuto a mancare nel 2019.
Azienda familiare che nonostante i 168 vigneti disseminati su 118 ettari sulle colline teramane, seppur su un unico lotto di terreno, gestisce in modo diretto l'intera produzione, dalla raccolta all'invecchiamento, passando per la vinificazione e l'imbottigliamento, San Lorenzo tra il 1998 e il 2008 ha riconvertito tutti i vigneti sostituendo la pergola con il sistema di allevamento a spalliera per privilegiare la qualità delle uve.
La provincia teramana è l'area più vocata alla produzione del montepulciano, tanto da custodire la prima docg abruzzese e nell'area meridionale, dove si trova l'azienda della famiglia Galasso, i terreni si differenziano da quella settentrionale per una presenza calcarea che conferisce maggior profondità ai vini.
Quello di ieri, "Alla scoperta di San Lorenzo Vini. Una giornata tra vino, cultura e natura", è stato il primo di una serie di appuntamenti che avvicineranno un pubblico selezionato alla realtà fondata nel 1890 da Francesco D'Amico, trisnonno di Gianluca e Fabrizio, quinta generazione.