Ciao Guido! è interessante la prospettiva interpretativa che proponi: la vertigine del possibile, dove ogni forma di ordine precostituita è percepita come conservatrice e non tutelante la libertà e la libera crescita di un adolescente. Ti faccio questo esempio estremo, evidentemente provocatorio, perché credo che anche in filosofia la falsificabilità sia uno strumento interessante. Supponi che un ragazzo, verso i 16 anni, senta una particolare attrazione verso le ragazzine più piccole. Immediatamente la nostra reazione è forte e rigida: su questo non si può sperimentare, non si può passare nella sperimentazione delle libertà, nella sofferenza implicita nei tentativi, non si può essere liberali, nemmeno se la ragazzina fosse d'accordo. Qui sentiamo l'esigenza immediata che essere dei bravi ragazzi conta eccome... Se questo è vero, come mi auguro, come lo si può spiegare? O ammettiamo, prima o poi, che ci sono ordini che non sono discutibili, oppure che anche quest'ordine è di tipo culturale, e prima o poi, come per l'omosessualità, anche questa attrazione troverà una sua legittimazione culturale. Magari storicamente no (come spero), ma teoreticamente siamo costretti ad ammettere la possibilità. Perché in alcuni casi allora la vertigine del possibile ci risulta così allettante e in altri così drammaticamente devastante e insopportabile? Non ti sembra che la semplicistica distinzione fra conservatore e liberale non renda conto della profondità della questione? Sarà anche che è solo una serie TV... Comunque volevo dirti che ti ho conosciuto tramite Spazi Attorciliati e mi avete davvero colpito. Vai avanti! Siete meravigliosi con la vostra voglia di raccontare, di pensare, di interrogarsi, di non accontentarci. Il futuro ha ancora grandi speranze!
@lafilosofiatienesvegli29374 жыл бұрын
Storicamente gli antichi greci praticavano quella che noi oggi definiamo "pedofilia". Mi ha sempre affascinato questa cosa e mi sono chiesto, senza avere risposta, se all'epoca i bambini/ragazzini venissero traumatizzati come oggi. Oggi la pedofilia la limitiamo perché danneggia la libertà e salute dell'altro più debole, il bambino appunto. La questione del relativismo culturale è delicata: pensa alle mutilazioni genitali femminili, noi le aborriamo, in alcune culture sono praticate. Se estendiamo il nostro ordine liberale come criterio oggettivo che tuteli per prima cosa la salute dell'individuo prima che la sua libertà è chiaro che considereremmo molte pratiche come immorali: nazismo, pedofilia antica greca, mutilazioni genitali femminili ecc. Ritengo che questa nostra moralità sia più oggettiva di molte altre, poiché basata anche su fatti empirici: il dolore che vogliamo impedire ad esempio . Una morale fondata su un Dio che si arrabbia se fai X è ovviamente molto meno empiricamente fondata. I problema è che il "criterio empirico" è sempre arbitrario e culturale e quindi siamo da capo.
@JJSDB674 жыл бұрын
@@lafilosofiatienesvegli2937 Concordo assolutamente con te: una morale fondata sa Dio che si arrabbia è illogica, poco intelligente, poco morale, ritengo poco gradita a Dio stesso! E condivido il tuo ultimo giudizio sul criterio empirico: siamo da capo. Eppure il dramma del male non mi lascia in pace, e rimane una questione irriducibile: tu parli giustamente di salute fisica, ma, per usare un tuo esempio, credo che nelle mutilazioni genitali femminili, ci sia in gioco molto di più che la salute: è la persona stessa nella sua dignità che non è disponibile ad essere invasa e a volte distrutta. Infatti ciò che non è disponibile, non lo diventa per un atto di violenza, rimane tale fino all'annientamento, se non c'è altra via. E i tentativi di risposta della filosofia moderna e contemporanea continuano a lasciarmi l'amaro in bocca a volte persino con la sensazione di chi ha semplicemente rinunciato a trovare una risposta. Unica eccezione che ho incontrato è Hannah Arendt, con la sua splendida intuizione della banalità del male. Per me un vero faro nella notte!