'SPELLBOUND - IO TI SALVERÒ' DI HITCHCOCK restaurato - Dal 4 dicembre al cinema (trailer)

“Volevo solo girare il primo film di psicoanalisi. Ho voluto rompere con il modo in cui il cinema presenta i sogni. Ho chiesto a Selznick di assicurarsi la collaborazione di Salvador Dalí. L'unica ragione era la mia volontà di ottenere dei sogni visivi con tratti netti e chiari. Volevo Dalí per il segno della sua architettura, le ombre lunghe, le distanze che sembrano infinite, le linee che convergono nella prospettiva, i volti senza forma" (Alfred Hitchcock). E voleva Ingrid Bergman per le ragioni di sempre: mettere in scena lo spettacolo di un'algida bionda persa in un amore che potrebbe esserle fatale. In realtà, la Bergman algida non è mai, gli occhiali e i capelli che sfuggono allo chignon fanno anzi della dottoressa Petersen uno dei personaggi più sexy della sua carriera. Quel palpitante titolo italiano che sostituisce l'enigmatico 'Spellbound' nutrì fanciullesche vocazioni femminili alla psichiatria. Ma tra un passo e l’altro d’una psicanalisi illustrata come una favola, quali squarci formidabili sa aprirsi questa cinepresa: il povero Gregory Peck, che per antico trauma odia il bianco e le righe, s’inoltra nel candore d’un bagno piastrellato, e in un attimo comprendiamo “l’illimitato, criptico terrore che può emanare dagli oggetti” (James Agee); poi, il ritorno del rimosso, in due sole inquadrature silenziate, è il più conciso e agghiacciante che potremo mai ricordare. La resa dei conti, col suo finale fiotto di rosso, è scritta sul filo tra pathos e sudore freddo.
*****
Il Cinema Ritrovato al cinema. Classici restaurati in prima visione
SPELLBOUND - IO TI SALVERÒ (USA/1945) di Alfred Hitchcock
Restaurato in 4K nel 2023
Dal 4 dicembre nelle sale italiane
bit.ly/CRalcinema_spellbound

[@daniele.82]

Restauro prezioso. Grande pellicola. Bravi.

[@veroperna2000]

Non vedo l’ora di vederlo

[@dado2249]

La dottoressa Constance Petersen è una psicoanalista in un ospedale psichiatrico nel Vermont. Il direttore dell'ospedale, il dottor Murchison, è costretto al pensionamento poco dopo il ritorno da un'assenza dovuta ad esaurimento nervoso. Il suo sostituto, il dottor Anthony Edwardes, risulta essere sorprendentemente giovane. Petersen sorrise immediatamente con lui. Si sono innamorati. Un giorno, mentre lo bacia, Petersen nota che questo Edwardes ha una peculiare fobia per gli insiemi di linee parallele su uno sfondo bianco. Confronta la sua firma con una copia autografata di uno dei suoi libri, rendendosi conto che non corrispondono, e lui è un impostore. Le confida di aver ucciso il vero Edwardes e di aver preso il suo posto. Soffrendo di amnesia, non sa chi è veramente. Petersen crede di essere un uomo innocente con un complesso di colpa. Durante la notte scompare. Allo stesso tempo, diventa di pubblico dominio che l'uomo è un impostore e che il vero Edwardes è scomparso e potrebbe essere stato ucciso. Petersen lo rintraccia in un hotel di New York City, dove vive sotto lo pseudonimo di John Brown. Nonostante la sua insistenza perché se ne andasse, lei lo convince che la psicoanalisi può rompere la sua amnesia e scoprire i suoi ricordi precedenti. I due si recarono a Rochester, New York, e rimasero con il dottor Alexander Brulov, l'ex mentore di Petersen. I due medici analizzano un sogno fatto da Brown. Sta giocando a carte in un club misterioso quando una donna poco vestita che somiglia a Petersen inizia a baciare tutti i presenti. Il suo socio di carte, un uomo anziano, è accusato di barare e minacciato dal proprietario mascherato del locale. La scena cambia con l'uomo più anziano in piedi sul precipizio di un tetto spiovente e cadendo. Il proprietario viene trovato in piedi dietro un camino e lascia cadere una ruota che teneva tra le mani. Il sogno di Brown si conclude con lui che viene inseguito giù da una collina da un grande paio di ali. La fobia di Brown per le linee scure sul bianco risulta essere basata sulle tracce di sci nella neve e l'uomo più anziano nel suo sogno è il vero Edwardes, che mette la sua demis in un incidente sugli sci. Il dettaglio delle ali fa dedurre che doveva essere il rifugio sciistico della Gabriel Valley. Brown e Petersen si recano lì per ricreare le circostanze della morte di Edwardes. Tuttavia, Brown teme che, se fosse davvero lui l'assassino di Edwardes, potrebbe impulsivamente uccidere di nuovo nella stessa situazione. Mentre scendono dal pendio, Brown ricorda i dettagli della sua vita precedente: ha un complesso di colpa, radicato in un incidente infantile in cui ha ucciso suo fratello facendolo cadere su una recinzione chiodata. Riconosce anche la scogliera da cui è caduto Edwardes e ricorda il suo vero nome: John Ballantyne. Petersen e John hanno successivamente incontrato la polizia, che ha trovato il corpo di Edwardes sotto le indicazioni di Ballantyne. Tuttavia, il cadavere ha una ferita da arma da fuoco alla schiena. Ballantyne viene arrestato, processato e condannato per omicidio. Con il cuore spezzato, Petersen torna in ospedale. Murchison, ancora una volta il regista, si lascia sfuggire che conosceva leggermente Edwardes e che non gli piaceva, contraddicendo la sua precedente affermazione secondo cui non si erano mai incontrati. Ciò ispira Petersen a riesaminare i suoi appunti sul sogno di Ballantyne: il proprietario mascherato rappresenta Murchison e la ruota rappresenta un revolver. Murchison quindi uccise Edwardes e lasciò la pistola sulla pista da sci. Affrontando Murchison per dimostrare la sua intuizione, Petersen gli fa ammettere che l'uomo nel sogno probabilmente rappresenta se stesso. Presenta la sua accusa e Murchison risponde che ha capito bene ogni dettaglio tranne uno: ha ancora la pistola e la punta su di lei. Decidendo di telefonare alla polizia, Petersen sottolinea che mentre potrebbe dichiararsi pazzo e ottenere un'accusa minore per l'omicidio di Edwardes, spararle garantirebbe la sua esecuzione. Lascia l'ufficio e Murchison punta la pistola contro se stesso. Nella scena finale, Petersen e Ballantyne, ora sposati, ricevono gli auguri dal dottor Brulov prima di partire per la luna di miele al Grand Central Terminal.