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6 maggio 1976. E’ la sera di quello che sembra essere un giorno come un altro per gli abitanti del Friuli, ma soffia un vento strano sulla valle del Tagliamento. Un’aria calda e appiccicosa foriera di sciagure. Alle 21 in punto, la tragedia. Un sisma del nono grado della scala Mercalli, scuote la terra e la ferisce a morte. Inaspettato, fulmineo, violentissimo, il terremoto devasta un’area di 5500 chilometri tra le province di Udine e Pordenone. Il bilancio è quello di una tragedia di proporzioni immani: 989 morti, 3.00 feriti, 40.000 sfollati, 20.000 case distrutte e 80.000 danneggiate. Immediato e soprattutto spontaneo l’intervento dell’Esercito, che a due ore dalla catastrofe è già operativo: allestite le prime colonne di soccorsi, i militari organizzano i centri direzionali per la gestione delle attività.