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Il territorio della Regione Lazio ospita 7 siti Unesco, posti meravigliosi su cui potremmo iniziare a investire per commercializzare l’identità. Il primo desiderio del cittadino del mondo è visitare l’Italia, visitare Roma che è una calamita da cui dobbiamo trarre vantaggio.
La prima cosa da fare sarebbe monitorare le aree omogenee dal punto di vista turistico, in modo da proporre, per esempio, il distretto del Golfo di Gaeta, con le isole ponziane, la Montagna Spaccata, il tempio di Giove Anxur, il quale è sconosciuto e non so perché; il Distretto dei castelli, pensando a Santa Severa, Fondi, Nerola; il Distretto dei monasteri, dei borghi medievali. E tantissimi altri. Dobbiamo, pragmaticamente, mettere in campo dei progetti articolati per passare da un turismo concentrato di massa a un turismo esteso e lento.
Non dobbiamo chiudere il turismo di massa: sarebbe come se il Sud Africa decidesse di chiudere al mercato dei diamanti. Il turismo è il nostro diamante. I cittadini del mondo non vengono a Roma per vedere la Nuvola di Fucsas ma per vedere il Palatino o il castello di Sermoneta. Dobbiamo commercializzare l’identità. Roma è la capitale della cristianità, quindi Lazio è la regione della cristianità. Se il Lazio non è la meta privilegiata per festeggiare il Natale significa che esiste un problema che dobbiamo porci”.
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