Un gioiello di Gio Ponti: il Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte dell'università di Padova

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ArchaeoReporter

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È un gioello architettonico nascosto, firmato da Gio Ponti. Ed è anche anche una sorta di stratificazione archeologica di un museo archeologico, con collezioni private, donazioni, tipologie di reperti ad uso accademico che si susseguono e si accumulano fin dal rinascimento. Il Museo di Scienze archeologiche e d'Arte dell'università di Padova, si trova infatti nel palazzo del Liviano, ed è uno dei tredici musei di Ateneo che caratterizzano l'antica università patavina.
L'artefice dell'attuale sistemazione fu il professor Carlo Anti che non solo fece da collettore di nuovi materiali, come la collezione Neumann di Trieste negli anni Venti del Novecento (con collezioni da Cipro, Egitto, Etruria, Magna Grecia) nuovi calchi per la già importante gipsoteca, ma soprattutto chiamando, divenuto rettore, il grande architetto Gio Ponti a progettare la nuova sede di Lettere e Filosofia, il famoso Liviano di piazza Capitaniato.
Al si là del lungo nome ufficiale, l'istituzione che occupa il terzo piano è più nota come Museo del Liviano. Certamente non conosciuta a sufficienza da padovani e turisti, visto che per visitarla bisogna proprio entrare nell'edificio universitario e avere ben in mente la destinazione. Ma il web per fortuna aiuta, e attraverso il sito offre ora le possibilità di promozione e interazione che un tempo erano impensabili
Per la verità, alle soglie della seconda guerra mondiale, Ponti non riuscì a seguire il progetto fino in fondo, tanto che ci si rimise mano negli anni '60, poi, con una ricerca filologica del progetto originale, nel XXI secolo.
Ora i museo è un'armonica sorpresa nel cuore di Padova, per progetto architettonico, allestimento museale e anche per la qualità delle collezioni. Queste mantengono come stella polare la didattica per gli studenti di archeologia e di storia dell'arte, ma sono anche estremamente interessanti per la bellezza dei singoli pezzi. Negli ultimi decenni il museo si è arricchito di altre donazioni , a cominciare dalla collezione di vasi italioti ed apuli dei coniugi Merlin-Hieke (2006) e le monete e i campioni lapidei di Lorenzo Lazzarini (2008).
Tutto però ha origine dalla collezione rinascimentale Mantova Benavides, ricostruita nella sala d'ingresso sulla base di un'antico inventario e dell'ultimo armadio rinascimentale miracolosamente sopravvissuto. Il fascino di un gabinetto delle meraviglie, una vera wunderkammer, si sposa con il luminoso razionalismo e l'eleganza del progetto di Gio Ponti.

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