Grazie Luisa! Grazie per il suo ascolto e per il suo commento!🌹❤
@giovannabarozzi7344Ай бұрын
Lettura impeccabile. MI PIACCIONO I ROMANZI DI CECHOV ma questo no
@Io_leggo.Ringrazio_chi_ascoltaАй бұрын
Buongiorno Giovanna e grazie per il suo ascolto. 🌹 Mi piacerebbe sapere perché non le è piaciuto questo racconto di Cechov. Anche io ho provato avversione irritazione e dubbio per il comportamento nel suo essere del protagonista. Tuttavia nel web ho trovato queste note che mi hanno dato qualche risposta: questo racconto venne pubblicato nel 1886 e in una nuova versione nel 1899, con un nucleo centrale comune, ma si tratta di due racconti diversi, con diverse atmosfere ed esiti. Nella versione del 1886 l’enigma della dichiarazione d’amore è “questione d’amor proprio, d’onore… cose su cui non si può scherzare!”, nel 1899 esso diviene una “questione di vita, di felicità, questione di grande importanza, la questione più importante al mondo”. L’amore viene investito di una più ampia valenza esistenziale e il suo raggiungimento soggetto alla nuova concezione čechoviana della vita come trappola. Ma è soprattutto la fine del racconto a distanziare le due concezioni di Čechov. Nella prima versione, lo scherzetto si conclude con un matrimonio. Nella versione del 1899, invece di rivelarsi infine come colui che pronunciava le parole “Nadja, io vi amo!”, il protagonista, ennesimo personaggio čechoviano messo in scacco dalla vita, si allontana inspiegabilmente e va a fare i bagagli. Lei, Naden’ka, si sposa, si chiude cioè nella solita vita ottusa della provincia russa tante volte descritta da Čechov. Non ha dimenticato, però: anzi, quelle parole costituiscono il suo ricordo più felice. E lui è ancora lì, a chiedersi perché allora pronunciò quelle quattro fatidiche parole. Al posto di un consolatorio happy end, c’è ora un incomprensibile vuoto. Al posto dello scherzetto, c’è ora lo scacco totale, il non senso.