Ai minuti 23-25 mi trovo difficile accordarmi con il video. Che Dio non attende niente da noi non e’ in sintonia con il principio dell’incarnazione, il che rende Dio bisognoso di noi. Che con le nostre opere buone non meritiamo e’ smentito dai testi del Vangelo che ci chiedono di farci dei tesori “in cielo” (e non sulla terra). Che Dio non vuole sacrifici e’ smentito da Gesu’ stesso che si e’ sacrificato e (nell‘ultima cena ) ci ha istruiti di fare come lui. Che la liturgia sia solo una manifestazione di gioia (a parte che questa e’ un’affermazione protestante) contraddice la teologia dei sacramenti. Questo che scrivo e’ soltanto una riflessione di un allievo davanti a un maestro biblista che ammiro profondamente.
@maurorossi70783 жыл бұрын
Klement; se dio avesse bisogno degli uomini, sarebbe dio che non è dio. Dio è l'assoluto e l'assoluto non ha bisogno di nulla perché, se così fosse, sarebbe un relativo. A questo punto anch'io Mauro sarei dio perché anch'io sono un relativo. Se dio esiste è l'assoluto o tutto che non lascia fuori di sé nulla, il resto è contraddizione (=l'impossibile assurdo).
@jmfarrugia543 жыл бұрын
@@maurorossi7078 Sono d’accordo che Dio e’ l’assoluto. Ma questa e’ una affermazione filosofica (e piu’ precisamente Plato-Aristotelica) e non biblica (nonstante che sia in armonia con la rivelazione biblica). Con l'incarnazione, Dio, in suo Figlio, ha liberamente assunto tutti i limiti dell’essere umano, rinunziando alla sua gloria (= i privilegi dell’Assoluto) e divenendo come noi in tutto, eccetto il peccato. Quindi, si, in Gesu’ Dio si e fatto bisognoso di tutto e di tutti, inclusi “noi”. In questo divenirsi come noi, uno di noi, si trova la vera prova del suo amore per noi. Infatti adesso Gesu' ha bisogno di noi, i suoi discepoli, per far sentire il suo amore per tutti.
@maurorossi70783 жыл бұрын
@@jmfarrugia54 ; "Io sono colui che sono" (Esodo 3,14). Dio è colui che è, cioè è l'essere e l'essere non lascia fuori di sé nulla, dunque è l'assoluto. Non c'è bisogno di ricorrere né a Platone né ad Aristotele né ai loro seguaci (anche se la filosofia è comunque preziosa per l'uomo). Per questa necessità è impossibile che Dio possa rinunciare a qualcosa, perché rinunciare a qualcosa è lasciar fuori di sé quel qualcosa e quindi non esser più assoluto. In altri termini; un dio che rinuncia a qualcosa è un dio, per dirla con Feurebach, "ad immagine e somiglianza dell'uomo", è un dio che non è dio. Gesù Cristo è la gloria di Dio in terra. È Dio che si manifesta nell'uomo Gesù di Nazareth per tutti gli uomini di una manifestazione massima in terra (=gloria in greco è appunto "massima manifestazione"). Non c'è nessuno bisognoso di nulla in tutto ciò, anzi c'è il massimo della rivelazione che può essere data qui e ora.
@jmfarrugia543 жыл бұрын
@@maurorossi7078 Buona domenica.
@lucycorti36273 жыл бұрын
Ciao Fernando, grazie x le tue approfondite omelie. Buona Quaresima . Speriamo di poterti incontrare presto
@giannigolinelli91013 жыл бұрын
Davvero splendida la voce dell'ultimo lettore...voce bellissima, da cinema...grazie!!!
@paoloventuri85743 жыл бұрын
Q0
@mediciodontoiatricura22343 жыл бұрын
Molto bene.
@francocoladarci3 жыл бұрын
@Klemen Comprendo i suoi interrogativi, sono gli stessi che molti si pongono, vede Klement, se noi “meritiamo” a motivo delle buone opere tanto più allora avrebbe meritato quel Fariseo che elencava tutti i suoi atti in obbedienza alla “Legge”, e cosa meritava il peccatore, il quale pur pendendosi continuava a peccare, e che dire dei due personaggi del buon samaritano il sacerdote e il levita i quali obbedendo alla Legge passarono dall’altra parte lasciando quel povero disgraziato in mezzo alla strada. Prima di Gesù era l’obbedienza alla Legge che avvicinava l’uomo a Dio, ma nel contempo si allontanava dall’uomo per non esserne contaminato (vedere Levitico), si ci avvicinava a Dio ma nello stesso momento si faceva soffrire il prossimo, coloro che per la loro condizione non potevano purificarsi, e quindi non potevano avvicinarsi a Dio. Con l’incarnazione cioè, con il figlio di Dio nella condizione umana non ha portato l’uomo a Dio, ma il Padre all’uomo, allora non serve più l’obbedienza alla “Legge” per essere purificati ma è l’accoglienza dell’amore del Padre nel Figlio che ci purifica, ed è questa accoglienza del Suo amore che ci fa essere amore per il nostro prossimo, Gesù citò Osea quando disse “ Non sacrifici, ma Misericordia/Compassione io voglio”, a Dio creatore dell’immenso universo non servono i sacrifici indirizzati a Lui ma amore indirizzato al nostro fratello.
@jmfarrugia543 жыл бұрын
Klement Forse il piu’ grande testo biblico che afferma la dottrina del merito si trova in Filippesi: Egli umilio’ se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome.” Sono d’accordo che la parabbola del fariseo e del pubblicano denunzia l’inefficienza della legge (cf tutto in Paolo). Qui il merito non centra perche’ il perdono non e’ mai meritato. Ma, come nel caso dell’obbedienza di Gesu’, anche nei casi dell’obbedienza dei discepoli (=noi) alla nuova legge dell’amore, il merito e’ affermato. Infatti tutto il Vangelo afferma la possibilita’ e la realta’ della ricompensa alle buone opere. Io amo le riflessioni pieni di insegnamento del Padre Armellini. Ma trovo difficolta’ quando egli sembra fare degli affermazioni inutilmente denigranti.